Aquilegia atrata W.D.J.Koch

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Daniela Longo
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Aquilegia atrata W.D.J.Koch

Messaggio da Daniela Longo »

Aquilegia cv.
Colle Melosa (IM), 1600 m, giu 2018
Foto di Daniela Longo

Non sono particolarmente interessata ai cultivar, ma questo è nei miei pensieri da almeno 20 anni, prima che potessi dargli un nome...

L'ho vista in vari esemplari per la prima volta nel 1995, sempre nello stesso boschetto di larici, a 10 minuti a piedi da abitazioni, in particolare dal rifugio alpino Allavena al Colle Melosa. L'ho trovata in varie colorazioni, dal colore amaranto della A. atrata, al rosa tenue, al rosa più intenso. Ho conferma che è stata osservata su un periodo esteso di tempo anche da altri, ad esempio da Simonetta Peccenini.

Non saprei dargli un nome.
La caratteristica comune è la completa perdita dei nettarii e la molteplicità dei tepali.

In ogni caso si tratta sicuramente di piante ormai spontaneizzate che fruttificano e, pur non moltiplicandosi a dismisura, occupano e mantengono una loro nicchia ecologica.

La metto qui nella speranza che qualcuno sappia dargli un nome.
In ogni caso, andrebbe aggiunta alla flora della Liguria.
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Daniela Longo
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Re: Aquilegia atrata W.D.J. Koch

Messaggio da Daniela Longo »

Aquilegia cv.
Colle Melosa (IM), 1600 m, giu 2018
Foto di Daniela Longo
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Daniela Longo
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Re: Aquilegia atrata W.D.J. Koch

Messaggio da Daniela Longo »

Aquilegia cv.
Colle Melosa (IM), 1600 m, giu 2018
Foto di Daniela Longo

Qui non siamo nelle immediate vicinanze delle piante coltivate.
La costruzione più vicina è un rifugio del CAI distante circa un km. Quest'anno non c'era alcun fiore coltivato in prossimità del rifugio.
Anche la strada sterrata ex strada militare è distante qualche centinaio di metri.

Ciao
Daniela
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Re: Aquilegia atrata W.D.J. Koch

Messaggio da Umberto Ferrando »

Siamo sicuri che sia una cultivar? Quel che si vede delle foglie e delle brattee è abbastanza compatibile con Aquilegia atrata W.D.J. Koch e gli aspetti più eccentrici della morfologia fogliare potrebbero essere collegati a quelli altrettanto eccentrici del fiore. Personalmente non escluderei una mutazione provocata da un virus. Se la pianta è in grado di autofecondarsi e i semi germinano con regolarità allora è in grado di perpetuarsi per più generazioni...

Nardi, nella sua descrizione del fiore delle aquilegie, scrive di alterazioni geniche che vanno a modificare il meccanismo che regola la formazione delle varie parti fiorali, per cui anziché presentare 2 cicli di elementi (sepali + petali) ve ne possono essere 3 o più. Segnala tuttavia che si osservano solitamente in singoli esemplari all'interno di popolazioni tipiche. Però, aggiungo io, che sono caratteri geneticamente fissati e, se la pianta riesce ad autofecondarsi, si riproporranno anche nella prole e infatti è il classico meccanismo sfruttato dai floricoltori per creare le varietà a fiori doppi (non solo aquilegie ma anche ranuncoli, ecc.). Tra l'altro la mancanza di nettari in una pianta che dovrebbe avere fecondazione entomogama (soprattutto da parte di lepidotteri) rende quasi indispensabile l'autofecondazione. Insomma bisogna guardare bene queste piante e verificare che, al netto delle anomalie fenotipiche, non vi siano caratteri che portano nettamente ad escludere specie spontanee... Comunque se anche fosse una cultivar va cercata nel gruppo di Aquilegia vulgaris...

Ciao
Umberto
AleAle
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Re: Aquilegia atrata W.D.J. Koch

Messaggio da AleAle »

Essendo perenne potrebbe anche trattarsi di un individuo particolarmente longevo.
Non so se esistano studi sull'età che possono raggiungere le Aquilegia.
Se si tratti di cultivar o forma virosata o altro, non so.
Posso dire che questa se nella stessa pianta si trovano 2 forme diverse di variazione, cioè il colore e la moltiplicazione dei tepali, allora mi pare più facile che si tratti di una forma coltivata scappata; tantopiù che entrambe le variazioni vengono ampiamente apprezzate dai floricultori.
Ma sono tutte ipotesi "a posteriori".
Ciao
Ale
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Daniela Longo
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Re: Aquilegia atrata W.D.J. Koch

Messaggio da Daniela Longo »

Proprio le due variazioni mi avevano indotto a pensare ad un cultivar che si è naturalizzato.
La popolazione di cui ho fotografato un esemplare è di circa10-15 individui.
Ma una decina di anni fa avevo visto individui un po' più scuri ad un centinaio di metri di distanza, in un'altra radura.
Simonetta mi ha parlato di individui di colore rosa visti parecchi anni fa.

Daniela
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Enrico Banfi
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Re: Aquilegia atrata W.D.J. Koch

Messaggio da Enrico Banfi »

Umberto Ferrando ha scritto: 27 giu 2018, 13:25 Nardi, nella sua descrizione del fiore delle aquilegie, parla di alterazioni geniche che vanno a modificare il meccanismo....
Concordo senz'altro con Umberto circa la possibilità che si tratti dell'anomalia naturale di cui parla Nardi e circa il fatto che il carattere viene trasmesso geneticamente, per cui l'inbreeding può determinare un intero popolamento con i verticilli multipli osservati. La cultivar mi convince molto meno anche perché, se non ho capito male, il reperto viene dalla Colla Melosa, che io mi ricordo essere un ambiente del tutto naturale, al riparo da influenze umane dirette. :bye:
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Umberto Ferrando
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Re: Aquilegia atrata W.D.J. Koch

Messaggio da Umberto Ferrando »

Ciao Enrico, a Colla Melosa c'è una strada provinciale e un rifugio che praticamente è un ristorante, il disturbo antropico è molto limitato per superficie, ma sia attorno alla strada, sia soprattutto attorno al rifugio, c'è ed è anche importante. Daniela precisa che gli esemplari sono relativamente distanti anche dalla strada e quindi l'ambiente dovrebbe essere abbastanza naturale. Questi esemplari (questi delle foto, su altri non posso pronunciarmi) pur nell'estrema eccentrità, non hanno nessun carattere che porti ad escludere Aquilegia atrata W.D.J. Koch, ossia una specie che è ben presente sia in Valle Argentina sia in Val Nervia, anche se meno comune di quanto non sia in Val Tanarello o in Valle Arroscia. In teoria se fossero esemplari normali l'inbreeding non avrebbe peso, perché il flusso genico tra popolazioni diverse sarebbe garantito dai pronubi che si spostano da una stazione all'altra, ma qui, stante la peculiare morfologia fiorale, l'autofecondazione e l'inincrocio sarebbero praticamente vie obbligate, vista l'enorme difficoltà di usufruire della fecondazione incrociata da parte di piante che non hanno nettari fiorali. E' suggestiva anche l'ipotesi di Alessandro, le aquilegie del gruppo di Aquilegia vulgaris sono sicuramente longeve, però gli esemplari sono più d'uno e probabilmente di età diverse, quindi bene o male queste piante sono riuscite a perpetuarsi... Si tratta comunque di una situazione affascinante e più che meritevole di segnalazione e approfondimento.

Umberto
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Daniela Longo
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Re: Aquilegia atrata W.D.J. Koch

Messaggio da Daniela Longo »

Grazie Umberto e grazie Enrico.
Sono contenta che questa "stranezza" generi interesse.
Dalla prima volta che l'ho vista mi è rimasta molto impressa ed è per questo che, dopo averla rivista altre due volte l'ho presentata.

Forse varrebbe la pena di cambiare il itolo. Voi cosa proponete?
Daniela
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Enrico Banfi
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Re: Aquilegia atrata W.D.J. Koch

Messaggio da Enrico Banfi »

Se bastasse il mio parere, per titolo metterei "Aquilegia atrata Koch, anomalia perianziale" o qualcosa di simile. :bye:
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