Artemisia verlotiorum Lamotte - Assenzio dei fratelli Verlot
Inviato: 11 gen 2017, 13:56
Artemisia verlotiorum Lamotte
in Compt.-Rend. Assoc. Franç. Avancem. Sci. 1876: 513 (1877)
Artemisia verlotorum Lamotte, Artemisia vulgaris L. subsp. verlotiorum (Lamotte) Bonnier, Artemisia selengensis auct., non Turcz. ex Besser, Artemisia umbrosa auct., non (Turcz. ex Besser) Turcz. ex Verl., Artemisia vestita Wall., Artemisia vulgaris L. V umbrosa auct., non Turcz. ex Besser
Asteraceae
Assenzio dei fratelli Verlot, Artemisa dei fratelli Verlot, Deutsch: Kamtschakta, Beifuss
English: Chinese mugwort
Français: Armoise des Verlots
Forma Biologica: G rhiz - Geofite rizomatose. Piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi.
H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta erbacea perenne, aromatica, avente radice strisciante, rizomatosa o con stoloni orizzontali (lunga ca. 1 m); alta 40 - (150)200 cm.
Fusto eretto, molto ramificato e striato di rosso.
Foglie 1 - 2 pennatosette, verde intenso e glabrescenti nella pagina superiore, tomentose e ghiandolose in quella inferiore; quelle superiori si presentano divise in lacinie lanceolate, allungate ed intere ± uguali fra loro e con margine intero, di 5-10(-13) x 3-8 cm; le inferiori con corto picciolo, semiabbraccianti con 3 - 5 coppie di lacinie lanceolate o lanceolato-lineari.
Infiorescenza formata da pannocchie piramidali, dense di capolini, detti calatidi (simulano un unico fiore), tomentosi, disposti tendenzialmente unilateralmente, a gruppi di 1 - 2-3, ± sferici o ovoidi, subsessili Ø ± di 3 mm, con ramificazioni e presenza di foglioline ascellari.
I fiori sono tubulosi con corolla lunga e filamentosa per 2 - 3 mm e di colore rossastro.
Involucro sparsamente peloso e con brattee di 2 ordini, entrambi ovali allungate, glabrescenti e con margine scarioso.
I frutti sono acheni oblungo-obovati senza pappo, di colore marrone, di 0,5 - 0,8 mm.
Tipo corologico: E-Asiat. - Asia orientale.
Habitat: In pieno sole in terreni azotati e umidi disturbati dall'attività antropica, (strade rurali, scarpate, aree industriali abbandonate, boschi ripariali, alveo di fiumi e torrenti ecc.); da 0 a 600 m s.l.m.
Sistematica e possibili confusioni: Si può confondere con A. vulgaris L. che però ha un periodo di fioritura diverso (luglio - ott.), i fiori sono giallini, e non possiede apparato radicale rizomatoso, le foglie superiori sono dentato-pennatosette con la pagina inferiore bianco-tomentosa. Inoltre è solo lievemente aromatica.
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Il nome del genere deriva dal greco: Ἄρτεμις = Artemis - Artemide, nome greco della dea Diana: genere citato già in Plinio; secondo alcuni autori, Artemisia II di Caria (Αρτεμισία = Artemisía ?-350 a.C.), sorella e moglie di Mausolo, avrebbe dato il suo nome a questa pianta.
L'epiteto della specie è dedicato ai fratelli Verlot: J.-B. (1815-1891) e B. (1836-1897), botanici di Grenoble, da Martial Lamotte (1820-1883) che per primo la segnalò nei pressi di Clermont-Ferrand e ricordando che i fratelli Verlot l'avevano già in precedenza, ma erroneamete, classificata come A. umbrosa Turcz.
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Si usano le sommità e le radici perché contengono principi attivi come: Olio essenziale, canfora, borneolo, vulgarolo, carburi, flavonidi, lattoni, inulina e moderate quantità di tuione.
Alla stessa stregua di A. vulgaris, nella medicina popolare, si utilizzava come eupeptica, antispasmodica, per l'atonia digestiva e come amaro-tonica.
Storicamente è citata da Dioscoride, Plinio e Ippocrate perché riconosciuta in grado di influenzare la sfera della salute femminile, per i suoi effetti curativi sugli squilibri mestruali e quindi in grado di riequilibrare e migliorare la capacità ricettiva della donna.
Note e Curiosità: E' una pianta fortemente invasiva, in grado di inibire la crescita di piante erbacee locali. Per debellarla bisognerebbe estirpare tutta la parte epigea prestando attenzione a non rompere gli stoloni che ne limiterrebbero la pulizia riproducendosi. Per questo in tante regioni italiane è inserita nelle Liste Nere delle malerbe. Viene usata come insetticida associandola al piretro.
Nella credenza popolare, un mazzolino di Artemisia colta il giorno di S. Giovanni era considerato come amuleto contro il malocchio. Veniva utilizzata anche per confezionare cuscini su cui si dormiva, dando la capacità di prevedere il futuro o importanti intuizioni spirituali.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
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Principali Fonti
Pignatti S. (1982) Flora d'Italia. Edagricole, Bologna
Zangheri P. (1976) Flora italica I-II. CEDAM, Padova
Banfi E. & Galasso G. (2010) La Flora Esotica Lombarda. Museo di Storia Naturale di Milano. Regione Lombardia. 273 pp. + DVD
Fiori A. (1923) Nuova Flora Analitica d'Italia. Tip. M. Ricci. Firenze
Aeschimann D. & Burdet H.M. (2005) Flore de la Suisse et des territoires limitrophes - Le nouveau Binz. Haupt Berne
Enrica Campanini (2000) Dizionario di Fitoterapia e Piante Medicinali. Tecniche Nuove
A. McIntyre (1997) Guida completa ai FIORI DELLA SALUTE, Corbaccio Ed.
Galleria Acta plantarum
Acta Plantarum - Etimologia dei nomi botanici e micologici.
Scheda realizzata da Antonino Messina
in Compt.-Rend. Assoc. Franç. Avancem. Sci. 1876: 513 (1877)
Artemisia verlotorum Lamotte, Artemisia vulgaris L. subsp. verlotiorum (Lamotte) Bonnier, Artemisia selengensis auct., non Turcz. ex Besser, Artemisia umbrosa auct., non (Turcz. ex Besser) Turcz. ex Verl., Artemisia vestita Wall., Artemisia vulgaris L. V umbrosa auct., non Turcz. ex Besser
Asteraceae
Assenzio dei fratelli Verlot, Artemisa dei fratelli Verlot, Deutsch: Kamtschakta, Beifuss
English: Chinese mugwort
Français: Armoise des Verlots
Forma Biologica: G rhiz - Geofite rizomatose. Piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi.
H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta erbacea perenne, aromatica, avente radice strisciante, rizomatosa o con stoloni orizzontali (lunga ca. 1 m); alta 40 - (150)200 cm.
Fusto eretto, molto ramificato e striato di rosso.
Foglie 1 - 2 pennatosette, verde intenso e glabrescenti nella pagina superiore, tomentose e ghiandolose in quella inferiore; quelle superiori si presentano divise in lacinie lanceolate, allungate ed intere ± uguali fra loro e con margine intero, di 5-10(-13) x 3-8 cm; le inferiori con corto picciolo, semiabbraccianti con 3 - 5 coppie di lacinie lanceolate o lanceolato-lineari.
Infiorescenza formata da pannocchie piramidali, dense di capolini, detti calatidi (simulano un unico fiore), tomentosi, disposti tendenzialmente unilateralmente, a gruppi di 1 - 2-3, ± sferici o ovoidi, subsessili Ø ± di 3 mm, con ramificazioni e presenza di foglioline ascellari.
I fiori sono tubulosi con corolla lunga e filamentosa per 2 - 3 mm e di colore rossastro.
Involucro sparsamente peloso e con brattee di 2 ordini, entrambi ovali allungate, glabrescenti e con margine scarioso.
I frutti sono acheni oblungo-obovati senza pappo, di colore marrone, di 0,5 - 0,8 mm.
Tipo corologico: E-Asiat. - Asia orientale.
Habitat: In pieno sole in terreni azotati e umidi disturbati dall'attività antropica, (strade rurali, scarpate, aree industriali abbandonate, boschi ripariali, alveo di fiumi e torrenti ecc.); da 0 a 600 m s.l.m.
Sistematica e possibili confusioni: Si può confondere con A. vulgaris L. che però ha un periodo di fioritura diverso (luglio - ott.), i fiori sono giallini, e non possiede apparato radicale rizomatoso, le foglie superiori sono dentato-pennatosette con la pagina inferiore bianco-tomentosa. Inoltre è solo lievemente aromatica.
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Il nome del genere deriva dal greco: Ἄρτεμις = Artemis - Artemide, nome greco della dea Diana: genere citato già in Plinio; secondo alcuni autori, Artemisia II di Caria (Αρτεμισία = Artemisía ?-350 a.C.), sorella e moglie di Mausolo, avrebbe dato il suo nome a questa pianta.
L'epiteto della specie è dedicato ai fratelli Verlot: J.-B. (1815-1891) e B. (1836-1897), botanici di Grenoble, da Martial Lamotte (1820-1883) che per primo la segnalò nei pressi di Clermont-Ferrand e ricordando che i fratelli Verlot l'avevano già in precedenza, ma erroneamete, classificata come A. umbrosa Turcz.
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Si usano le sommità e le radici perché contengono principi attivi come: Olio essenziale, canfora, borneolo, vulgarolo, carburi, flavonidi, lattoni, inulina e moderate quantità di tuione.
Alla stessa stregua di A. vulgaris, nella medicina popolare, si utilizzava come eupeptica, antispasmodica, per l'atonia digestiva e come amaro-tonica.
Storicamente è citata da Dioscoride, Plinio e Ippocrate perché riconosciuta in grado di influenzare la sfera della salute femminile, per i suoi effetti curativi sugli squilibri mestruali e quindi in grado di riequilibrare e migliorare la capacità ricettiva della donna.
Note e Curiosità: E' una pianta fortemente invasiva, in grado di inibire la crescita di piante erbacee locali. Per debellarla bisognerebbe estirpare tutta la parte epigea prestando attenzione a non rompere gli stoloni che ne limiterrebbero la pulizia riproducendosi. Per questo in tante regioni italiane è inserita nelle Liste Nere delle malerbe. Viene usata come insetticida associandola al piretro.
Nella credenza popolare, un mazzolino di Artemisia colta il giorno di S. Giovanni era considerato come amuleto contro il malocchio. Veniva utilizzata anche per confezionare cuscini su cui si dormiva, dando la capacità di prevedere il futuro o importanti intuizioni spirituali.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
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Principali Fonti
Pignatti S. (1982) Flora d'Italia. Edagricole, Bologna
Zangheri P. (1976) Flora italica I-II. CEDAM, Padova
Banfi E. & Galasso G. (2010) La Flora Esotica Lombarda. Museo di Storia Naturale di Milano. Regione Lombardia. 273 pp. + DVD
Fiori A. (1923) Nuova Flora Analitica d'Italia. Tip. M. Ricci. Firenze
Aeschimann D. & Burdet H.M. (2005) Flore de la Suisse et des territoires limitrophes - Le nouveau Binz. Haupt Berne
Enrica Campanini (2000) Dizionario di Fitoterapia e Piante Medicinali. Tecniche Nuove
A. McIntyre (1997) Guida completa ai FIORI DELLA SALUTE, Corbaccio Ed.
Galleria Acta plantarum
Acta Plantarum - Etimologia dei nomi botanici e micologici.
Scheda realizzata da Antonino Messina