Berberis vulgaris L. - Crespino comune
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Berberis vulgaris L. - Crespino comune
Berberis vulgaris L.
Sp. Pl.: 330 (1753)
Berberidaceae
Crespino comune, Deutsch: Sauerdorn
English: Barberry, Common barberry
Español: Abrilla, Espino cambrón
Français: Vinettier
Forma Biologica: NP - Nano-Fanerofite. Piante legnose con gemme perennanti poste tra 20 cm e 2 m dal suolo.
Descrizione: Arbusto deciduo 1÷3 m di altezza, con radici gialle, rami eretto-arcuati, striati longitudinalmente, spinosi per spine a 3 denti. I ramoscelli sono giallo-marrone, striati longitudinalmente. La corteccia dei rami più vecchi grigiastra tende a sfogliarsi.
Le foglie riunite in fascetti posti all’ascella delle spine (2÷5 lunghe fino 60 mm, ma sempre più brevi della lamina), sono caduche, brevemente picciolate, alterne, oblunghe ricurve all'apice, fortemente dentate e bordate di ciglia spinose, verde-scure, stomi solo nella pagina inferiore, lucide sopra più chiare e con nervi reticolati sotto.
I fiori ermafroditi, gialli, sferici, sono disposti a grappoli pendenti. Hanno 6 sepali, 6 petali stimma sessile.
I frutti sono bacche rosso-corallo, molto belle, dal sapore acidulo, peduncolate, ovoidali e bislunghe, che contengono 2÷5 semi ossei e rugosi, racchiusi in un involucro rigido, marrone e opaco.
Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Distribuzione: Comune sulle Alpi, sporadica nel resto della penisola.
Habitat: pianta eliofila, meso-xerofila e termofila che vegeta in ambienti rupestri e rocciosi, pendii aridi, cespuglieti, radure di boschi, pascoli e coltivi abbandonati; Essendo l' ospite intermedio della "ruggine" del grano è stato da sempre estirpato, divenendo introvabile, negli ambienti coltivati a cereali.100÷2.000 m s.l.m.
Sistematica e possibili confusioni: Specie simile è Berberis aetnensis C. Presl - Crespino dell'Etna, che si distingue per dimensioni minori (30-60 cm di altezza), rami tortuosi, foglie con stomi sulle 2 facce, stimma brevemente peduncolato, spine che già alla fioritura sono robuste, spesso superanti la lunghezza della lamina e bacche scure o nerastre. Presente nelle isole ed in alcune regioni meridionali.
Tassonomia filogenetica
______________________________________________________________________________
Etimologia: Il nome del genere è di etimologia piuttosto controversa, secondo l’opinione più diffusa deriverebbe dal nome arabo del frutto, بَرْبَارِيس (barbaris), ma esistono altre ipotesi, come quella che la ritiene derivare dal sanscrito varvarata ruvidezza. Il nome specifico dal latino "communis" a= bituale, ordinario.
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
Erba molto amara, sedativa efficace contro molti patogeni, ad azione stimolante sul fegato, milza e utero.
Antipiretica, ipotensiva, antinfiammatoria, antiemorragica.
Buon emostatico nelle emorragie uterine; favorisce il deflusso della bile ed esercita una azione febbrifuga.
Nelle febbri malariche potenzia l'attività del chinino.
Attiva le funzioni del fegato, del condotto biliare e della milza, utile nei calcoli biliari e nelle infiammazioni delle vie urinarie; ha anche una moderata azione lassativa.
Foglie e corteccia sono utili in caso di inappetenza, per combattere la stitichezza e i disturbi delle vie urinarie.
Tutta la pianta contiene un alcaloide giallo: la berberina.
Il Crespino è un rimedio fitoterapico di primo piano da oltre 2.500 anni. Gli antichi egizi, lo impiegavano per prevenire le pestilenze, uso per il quale data la sua azione antibiotica, che studi abbastanza recenti hanno stabilito essere più potente del cloramfenicolo, un potente antibiotico farmaceutico.
Quando i coloni lo introdussero nell'America settentrionale, gli indiani riconobbero la parentela con l'originaria Mahonia, che essi consideravano dotata di potenti proprietà medicamentose. Diverse tribù adottarono con entusiamo il Crespino, utilizzandolo nel trattamento della dissenteria, ulcerazioni della bocca, faringite, infezioni delle ferite e disturbi intestinali.
I medici eclettici americani del XIX secolo, precursori della odierna naturopatia, lo prescrivevano come purgativo e nel trattamento dell'itterizia, colera, infezioni dell'occhio e "impurità del sangue", un eufemismo per indicare la sifilide.
Dalla corteccia e dalle radici si ottiene un pigmento giallo, usato in passato per tingere lana e cuoio, il legno che è di colore giallo può essere usato per fabbricare stuzzicadenti è aprezzato dai tornitori in quanto si fessura difficilmente.
I frutti, che devono il loro sapore asprigno al contenuto di acido malico, sono ricchi di vitamina C , di glucosio e levulosio; possono essere impiegati per la preparazione di sciroppi, marmellate, gelati, bibite, gelatine e coloranti per pasticceria; si possono infine preparare in salomoia come i capperi.
I semi possono essere impiegati come spezia in cucina.
I germogli freschi, dal sapore acidulo per la presenza di ossalato di potassio, si possono mangiare in insalata,o cotti come gli spinaci; mentre dalle bacche, in alcuni luoghi del Trentino i contadini ricavavano aceto.
È pianta che si può coltivare in giardino per tutto l'arco dell'anno. Non teme il freddo e sopporta temperature minime molto rigide.
Sono circa 500 le specie di arbusti che costituiscono questo genere, molte delle quali coltivate per i fiori profumati, per i frutti dai colori vivaci e il fogliame elegante, che in quelle decidue assume splendidi colori autunnnali.
Le Berberis, per il loro aspetto intricato e spinoso, sono fra le migliori piante da siepe, indicate anche per i pendii scoscesi.
Gli Uredinales parassitano spesso le graminacee ed altre piante e sono detti comunemente "ruggini" per il loro aspetto simile alla ruggine del ferro. Questi funghi sono in grado di differenziare dei particolari organi, detti "austori", capaci di penetrare all'interno delle cellule della pianta parassitata.
Possono completare il loro ciclo vitale o su di un solo ospite (autoici) oppure presentare un ciclo più complesso comprendente vari ospiti intermedi (eteroici).
Puccinia graminis Pers., detta "ruggine del grano" utilizza come ospite intermedio Berberis vulgaris L.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
______________________________________________________________________________
Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia.Edagricole, Bologna
ARIETTI N., 1974. La flora economica e popolare del territorio bresciano, Geroldi. Brescia
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore
AESCHIMANN D., LAUBER K., MOSER D.M., THEURILLAT J.P., 2004. Flora alpina, Zanichelli editore, Bologna
PRIHODA A., 1993. Le piante officinali della salute. Melita, La Spezia
CHESSI E., Erbe e piante medicinali. Libri Net
Index Plantarum Flora Italicae - Indice dei nomi delle specie botaniche presenti in Italia
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Descrizione: Arbusto deciduo 1÷3 m di altezza, con radici gialle, rami eretto-arcuati, striati longitudinalmente, spinosi per spine a 3 denti. I ramoscelli sono giallo-marrone, striati longitudinalmente. La corteccia dei rami più vecchi grigiastra tende a sfogliarsi.
Le foglie riunite in fascetti posti all’ascella delle spine (2÷5 lunghe fino 60 mm, ma sempre più brevi della lamina), sono caduche, brevemente picciolate, alterne, oblunghe ricurve all'apice, fortemente dentate e bordate di ciglia spinose, verde-scure, stomi solo nella pagina inferiore, lucide sopra più chiare e con nervi reticolati sotto.
I fiori ermafroditi, gialli, sferici, sono disposti a grappoli pendenti. Hanno 6 sepali, 6 petali stimma sessile.
I frutti sono bacche rosso-corallo, molto belle, dal sapore acidulo, peduncolate, ovoidali e bislunghe, che contengono 2÷5 semi ossei e rugosi, racchiusi in un involucro rigido, marrone e opaco.
Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Distribuzione: Comune sulle Alpi, sporadica nel resto della penisola.
Habitat: pianta eliofila, meso-xerofila e termofila che vegeta in ambienti rupestri e rocciosi, pendii aridi, cespuglieti, radure di boschi, pascoli e coltivi abbandonati; Essendo l' ospite intermedio della "ruggine" del grano è stato da sempre estirpato, divenendo introvabile, negli ambienti coltivati a cereali.100÷2.000 m s.l.m.
Sistematica e possibili confusioni: Specie simile è Berberis aetnensis C. Presl - Crespino dell'Etna, che si distingue per dimensioni minori (30-60 cm di altezza), rami tortuosi, foglie con stomi sulle 2 facce, stimma brevemente peduncolato, spine che già alla fioritura sono robuste, spesso superanti la lunghezza della lamina e bacche scure o nerastre. Presente nelle isole ed in alcune regioni meridionali.
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Etimologia: Il nome del genere è di etimologia piuttosto controversa, secondo l’opinione più diffusa deriverebbe dal nome arabo del frutto, بَرْبَارِيس (barbaris), ma esistono altre ipotesi, come quella che la ritiene derivare dal sanscrito varvarata ruvidezza. Il nome specifico dal latino "communis" a= bituale, ordinario.
Proprietà ed utilizzi: Specie commestibile officinale
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Foglie e corteccia sono utili in caso di inappetenza, per combattere la stitichezza e i disturbi delle vie urinarie.
Tutta la pianta contiene un alcaloide giallo: la berberina.
Il Crespino è un rimedio fitoterapico di primo piano da oltre 2.500 anni. Gli antichi egizi, lo impiegavano per prevenire le pestilenze, uso per il quale data la sua azione antibiotica, che studi abbastanza recenti hanno stabilito essere più potente del cloramfenicolo, un potente antibiotico farmaceutico.
Quando i coloni lo introdussero nell'America settentrionale, gli indiani riconobbero la parentela con l'originaria Mahonia, che essi consideravano dotata di potenti proprietà medicamentose. Diverse tribù adottarono con entusiamo il Crespino, utilizzandolo nel trattamento della dissenteria, ulcerazioni della bocca, faringite, infezioni delle ferite e disturbi intestinali.
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Sono circa 500 le specie di arbusti che costituiscono questo genere, molte delle quali coltivate per i fiori profumati, per i frutti dai colori vivaci e il fogliame elegante, che in quelle decidue assume splendidi colori autunnnali.
Le Berberis, per il loro aspetto intricato e spinoso, sono fra le migliori piante da siepe, indicate anche per i pendii scoscesi.
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Viviamo e solleviamo onde, ma non siamo quasi mai coscienti della scia che ci lasciamo dietro. (Franco Giordana)
"Si fa quel che si può e se abbiamo fatto un errore si corregge". Motto ufficiale di Acta Plantarum
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Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani (Dalai Lama)
Natura non facit saltus (Linneo)
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