il Lupo nelle Marche: pubblicazione
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il Lupo nelle Marche: pubblicazione
Per chi fosse interessato consiglio questa pubblicazione relativa ad una recente indagine:
http://www.ambiente.marche.it/Portals/0 ... MARCHE.pdf
http://www.ambiente.marche.it/Portals/0 ... MARCHE.pdf
saluti dal Catria
Franco
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
Ciao, grazie della segnalazione.
Ho vissuto da bambino 2 anni a Montegallo in provincia di Ascoli Piceno.
Poi sono stato deportato a Bologna all'età di nove anni.
Bene, in uno dei due inverni che ho trascorso là portarono in paese un lupo morto (ammazzato col veleno).
Eravamo tutti lì intorno, grandi e piccoli e io provai una pena grandissima.
Ricordo che facevano vedere le zanne per dimostrare che avevano ucciso una belva sanguinaria.
Invece per me era solo una povera bestia affamata morta ingiustamente.
Ma il ricordo più toccante che mi è rimasto è un ricordo tattile: la consistenza della pelliccia, che ricordo come morbida (ma si sa che la memoria può ingannare).
Poi per decenni il lupo era quasi scomparso.
Adesso invece sta piuttosto bene e soprattutto non è più al lumicino come allora, che era noto solo in una ristretta area dell'Abruzzo.
Bene, sono contento.
Che dire di più?
Ciao
Ale
Ho vissuto da bambino 2 anni a Montegallo in provincia di Ascoli Piceno.
Poi sono stato deportato a Bologna all'età di nove anni.
Bene, in uno dei due inverni che ho trascorso là portarono in paese un lupo morto (ammazzato col veleno).
Eravamo tutti lì intorno, grandi e piccoli e io provai una pena grandissima.
Ricordo che facevano vedere le zanne per dimostrare che avevano ucciso una belva sanguinaria.
Invece per me era solo una povera bestia affamata morta ingiustamente.
Ma il ricordo più toccante che mi è rimasto è un ricordo tattile: la consistenza della pelliccia, che ricordo come morbida (ma si sa che la memoria può ingannare).
Poi per decenni il lupo era quasi scomparso.
Adesso invece sta piuttosto bene e soprattutto non è più al lumicino come allora, che era noto solo in una ristretta area dell'Abruzzo.
Bene, sono contento.
Che dire di più?
Ciao
Ale
- Enrico Banfi
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
Allora devo dire anch'io la mia esperienza di qualche anno fa. Era fine maggio e mi aggiravo erboristicamente nei boschi montani (Cytiso sessilifolii-Quercetum pubescentis) che contornano l'abitato di Tizzola (fraz. di Villa Minozzo, RE). Ero su un montarozzo in mezzo al bosco (avevo appena raccolto Carex halleriana Asso ex Honck.) e mi separava un piccolo impluvio da un montarozzo vicino, alla distanza di un'ottantina di m. In cima a quest'ultimo, a un tratto vedo salire un magnifico lupo, con il quale rimaniamo a guardarci negli occhi per diversi minuti; poi lui mi gira il sedere e se ne ridiscende da dove era venuto. Stranamente, a posteriori, realizzo di non aver avuto un briciolo di paura in nessun momento, quasi mi sembrasse un fatto "quotidiano" e prevedibile. Boh, mi è andata bene? Ma forse oggi i lupi non assalgono più gli umani come succedeva regolarmente fin a poco oltre la metà dell'Ottocento (episodi documentati negli archivi parrocchiali), perché hanno perso la cultura della "preda umana". E in quella splendida foto del sito della Regione Marche ci potremmo spiegare perché gli ellebori (lì, forse, Helleborus bocconei Ten.) sono chiamati "cavolo di lupo".
Enrico
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
Non so se il lupo non ha ha più paura dell'uomo o è l'uomo ad avere meno paura del lupo...
Visto che si parla di esperienze di lupi racconto la mia, indimenticabile...
Saliamo al Monte Antola (nel parco regionale omonimo sul confine con il Piemonte) con Giorgio e Simonetta lungo un sentiero tracciato ma poco frequentato perché si tratta di uno dei percorsi di accesso più lunghi e quindi poco percorsi da chi parte ed arriva in uno stesso posto in auto.
Ad un certo punto un cucciolo, dal fondo di una radura, ci guarda, quindi si allontana e si nasconde in un anfratto. Poi è la volta di un secondo e quindi di un terzo. La cosa per me indimenticabile è il senso di autonomia, di indipendenza, di orgoglio che hanno saputo trasmettermi questi piccoli di lupo, nulla a che vedere con la sdolcinata tenerezza alla Walt Disney che di solito si associa ai cuccioli...
Più che possibile che la loro fosse sventatezza piuttosto che senso di indipendenza.
Quello che è certo è che se anche fossimo andati sui loro passi per cercare di stanarli non li avremmo trovati!! La mamma aveva già provveduto ad impartire le prime ed essenziali regole di sopravvivenza ai suoi nuovi nati.
Spesso mi domando se noi facciamo altrettanto, se ce ne siamo dimenticati o se non sappiamo neanche più come fare per dare l'imprinting ai nostri cuccioli ...
Daniela
Visto che si parla di esperienze di lupi racconto la mia, indimenticabile...
Saliamo al Monte Antola (nel parco regionale omonimo sul confine con il Piemonte) con Giorgio e Simonetta lungo un sentiero tracciato ma poco frequentato perché si tratta di uno dei percorsi di accesso più lunghi e quindi poco percorsi da chi parte ed arriva in uno stesso posto in auto.
Ad un certo punto un cucciolo, dal fondo di una radura, ci guarda, quindi si allontana e si nasconde in un anfratto. Poi è la volta di un secondo e quindi di un terzo. La cosa per me indimenticabile è il senso di autonomia, di indipendenza, di orgoglio che hanno saputo trasmettermi questi piccoli di lupo, nulla a che vedere con la sdolcinata tenerezza alla Walt Disney che di solito si associa ai cuccioli...
Più che possibile che la loro fosse sventatezza piuttosto che senso di indipendenza.
Quello che è certo è che se anche fossimo andati sui loro passi per cercare di stanarli non li avremmo trovati!! La mamma aveva già provveduto ad impartire le prime ed essenziali regole di sopravvivenza ai suoi nuovi nati.
Spesso mi domando se noi facciamo altrettanto, se ce ne siamo dimenticati o se non sappiamo neanche più come fare per dare l'imprinting ai nostri cuccioli ...
Daniela
... vediamo un po’ come fiorisci,
come ti apri, di che colore hai i petali,
quanti pistilli hai, che trucchi usi
per spargere il tuo polline e ripeterti,
se hai fioritura languida o violenta,
che portamento prendi, dove inclini,
... (Patrizia Cavalli)
come ti apri, di che colore hai i petali,
quanti pistilli hai, che trucchi usi
per spargere il tuo polline e ripeterti,
se hai fioritura languida o violenta,
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- Barbadoro
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
L'incontro con il lupo è una delle esperienze più emozionanti, è vero
Chi l'ha vissuto non se ne dimentica, gli altri non vedono l'ora d'incontrarlo.
Eppure la scena dell'innocente mano di Alessandro bambino che accarezza il povero lupo ucciso dall'ignoranza ha il profumo della poesia...
Chi l'ha vissuto non se ne dimentica, gli altri non vedono l'ora d'incontrarlo.
Eppure la scena dell'innocente mano di Alessandro bambino che accarezza il povero lupo ucciso dall'ignoranza ha il profumo della poesia...
saluti dal Catria
Franco
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
Anche da noi sembra che recentemente una coppia di lupi con tre piccoli si sia fatta vedere sui Monti Livornesi.
http://iltirreno.gelocal.it/regione/201 ... -1.6151885
Tutti allora abbiamo detto "Bene, che bello!", ma poco dopo i lupi hanno già "rotto le scatole"...
http://iltirreno.gelocal.it/cecina/cron ... -1.6212886
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Tutti allora abbiamo detto "Bene, che bello!", ma poco dopo i lupi hanno già "rotto le scatole"...
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- Enrico Banfi
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
Infine, riguardo alla verità storica del lupo mangiatore di uomini, segnalo l'ottimo libro di Mario Comincini "L'uomo e la bestia antropofaga: storia del lupo nell'Italia Settentrionale", pubblicato nel 2002 e presentato al Museo di Storia Naturale di Milano sotto la mia direzione, dove si smentiscono i grandi studiosi del lupo che fino a quel momento avevano sostenuto che il lupo sbranatore delle favole era solo una favola. Notizie del libro al sito:
http://books.google.it/books?id=G-7aAAA ... CC8Q6AEwAA
Enrico
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Enrico
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
A onor del vero, tale tipologia di "assalti" molto ma molto difficilmente (almeno a sentire gli etologi: il lupo in Italia lungo tutto il suo areale NON caccia in branco) è dovuta ai lupacchiotti in libertà. L'assalto di gruppo è tipico delle squadracce di cani randagi, molto attivi ad es. in Abruzzo e nell'appennino centro-meridionale. Frequentissime le attribuzioni al lupo dato che, almeno fino a qualche tempo fa, gli animali sbranati dai cani randagi NON venivano rimborsati.Tutti allora abbiamo detto "Bene, che bello!", ma poco dopo i lupi hanno già "rotto le scatole"...
http://iltirreno.gelocal.it/cecina/cron ... -1.6212886
Questo non significa che l'attività lupesca non sia da monitorare, ma da qui allo stragismo sanguinario evocato da "il Tirreno" ne passa.
E' da manuale anche la frase:
Si parte da un'illazione (chi definisce che questa ipotesi come probabilisticamente certa?) e poi la si dipinge a tinte fosche.Ad attaccarle, dilaniandole, con ogni probabilità è stato un branco di lupi. Un branco che ha attaccato il gregge.
Sulle alpi occidentali francesi, dove il problema esiste perchè gli armenti d'estate stazionano all'aperto in quota, lontano dai centri abitati, molto più appropiatamente si parla di pillage: qualche capo rischia di venire assalito, giorno per giorno. La dotazione di ottimi cani da guardia ha praticamente risolto il problema per la monticazione.
Il vero problema è relativo ai bambini di quelle sparute famiglie che ancora vivono sulle Alpi: spesso il lupo si avvicina agli abitati: ben difficilmente attaccherebbe gli adulti in caso di fame, ma si trovasse a tu per tu con un infante?
E' lo stesso problema del resto dei territtori appenninici afflitti dalla pioaga del randagismo canino di gruppo, che sulle Alpi non sussiste.
Stiamo solo su un gradino sotto alla notizia "certa" dei forestali che girano in elicottero a spargere vipere... c'è gente che giura che è vero...
Queste giornalismo contribuisce a far mettere la mano alla fondina a molta gente rurale qundo sente la parola "biodiversità"
Ciao,
Cristiano->
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Un alito può trapiantare / il mio seme lontano"
rocco scotellaro
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- Enrico Banfi
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
Certo Cristiano, considerazioni giustissime tenendo presente però che le testimonianze raccolte da Comincini, principalmente negli archivi parrocchiali, si riferiscono a un periodo iniziato in epoca rinascimentale e conclusosi nella seconda metà dell'Ottocento. Gli episodi di antropofagia di quel lungo periodo storico diventavano un fatto quasi quotidiano nella stagione delle cucciolate (giugno) e si espletavano soprattutto su bambini e giovani fino ai 20 anni, che erano quelli addetti a portare al pascolo mucche e capre nelle aperture erbose desunte dal contesto forestale dell'epoca. La spiegazione del fenomeno, innaturale nel comportamento normale del lupo, sarebbe questa: il Rinascimento segnò l'inizio di una profonda manomissione (documentata) delle catene alimentari nell'ecosistema forestale attraverso la caccia intensiva delle stesse prede naturali del lupo. Ciò condusse la nostra bestia a ripiegare sull'uomo, facilmente disponibile in quegli ambiti (pastori, avventori occasionali ecc.); non solo, ma la culturalizzazione lupesca (trasmissione culturale da genitori a figli) del significato della nuova preda portò il lupo, specialmente in certi periodi, ad avvicinarsi sempre più agli abitati, riuscendo spesso a infilarsi nelle capanne e nelle case rurali per azzannare i bambini addormentati o comunque non adeguatamente sorvegliati e protetti, situazione diffusissima nelle condizioni di vita rurale di quel periodo. L'imprinting antropofagico sparì poi con la progressiva scomparsa del lupo (alterazione ambientale) a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. Il lupo ricomparso nei nostri boschi in tempi attuali proviene da popolazioni di tutt'altra discendenza ed esperienza rispetto al precedente lupo antropofago e, pur creando sporadici problemi a pollai, greggi e allevamenti, non ha sostituito le sue prede naturali (di nuovo oggi presenti nella catena alimentare dell'ecosistema) con l'uomo. Ha solo aggiunto qualche animale domestico in più.
Enrico
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
Intervengo solo per segnalare il sito Storia della Fauna, assai ricco di documentazione sugli argomenti trattati nella discussione. E' curato da Corradino Guacci, presidente della Società di Storia della Fauna "Giuseppe Altobello" di Campobasso.
Aimez ce que jamais on ne verra deux fois.
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
Purtroppo sperare che il giornalismo mainstream si basi su delle ricerche solide è pura utopia. Nel caso specifico forse sarebbe bastato contestualizzare il fatto...Garabombo ha scritto:... ma da qui allo stragismo sanguinario evocato da "il Tirreno" ne passa.
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Re: il Lupo nelle Marche: pubblicazione
D'accordissimo sulle considerazioni di Enrico e Valerio... e grazie a Vittorio per l'ottima segnalazione.
Il particolare l'assunto del testo proprosto da Enrico ben si attaglia al dato storico nella minuscola porzione di Alpi che più ho indagato: la Val Codera. La fase post-medievale vede una penetrazione umana stabile nelle aree sino allora stagionalmente pascolive e la creazione di nuove aree colturali mediante colossali disboscamenti dei boschi originari di fondovalle: nella fascia del querceto mediante sostituzione con l'impianto di castagneti, in quella propriamente alpina con l'eradicazione totale dei boschi d'abete rosso di fondovalle (e nella fascia dei maggenghi in funzione di pascolo) e la successiva laboriosa creazione dei pascoli d'alpeggio, frutto di un colossale e pluridecennale lavoro di sradicamento dei pendii a pino mugo e rododendrieto e del successivo spietramento ed accumulo del materiale litico: un lento ma certo colossale sovvertimento dell'ecosistema.
Nello specifico: la lince si ritiene sia scomparsa intorno nel corso del '700; il lupo nei primi decenni dell'800; l'estinzione dell'orso in valle avvenne invece in data certa: l'ultimo orso fu abbattuto nel 1850 nei pressi del Piazzo, maggengo di mezza valle, da un cacciatore coderese. Di certo il saccheggio perpetrato dai selvatici ai danni dei capi di bestiame, data l'asprezza e la povertà di risorse della valle nel contesto di un ciclico sovrappopolamento, si tramutava in carestia e quindi in dolore e sofferenza: già questo sarebbe bastato per giustificare l'accesa acredine nei confronti dei grandi mammiferi cacciatori.
Tutt'oggi permangono numerosissimi microtoponimi e qualche toponimo maggiore: uno su tutti il Mot Luvré, che troneggia dinanzi all'abitato di Codera.
Ciao,
C->
Il particolare l'assunto del testo proprosto da Enrico ben si attaglia al dato storico nella minuscola porzione di Alpi che più ho indagato: la Val Codera. La fase post-medievale vede una penetrazione umana stabile nelle aree sino allora stagionalmente pascolive e la creazione di nuove aree colturali mediante colossali disboscamenti dei boschi originari di fondovalle: nella fascia del querceto mediante sostituzione con l'impianto di castagneti, in quella propriamente alpina con l'eradicazione totale dei boschi d'abete rosso di fondovalle (e nella fascia dei maggenghi in funzione di pascolo) e la successiva laboriosa creazione dei pascoli d'alpeggio, frutto di un colossale e pluridecennale lavoro di sradicamento dei pendii a pino mugo e rododendrieto e del successivo spietramento ed accumulo del materiale litico: un lento ma certo colossale sovvertimento dell'ecosistema.
Nello specifico: la lince si ritiene sia scomparsa intorno nel corso del '700; il lupo nei primi decenni dell'800; l'estinzione dell'orso in valle avvenne invece in data certa: l'ultimo orso fu abbattuto nel 1850 nei pressi del Piazzo, maggengo di mezza valle, da un cacciatore coderese. Di certo il saccheggio perpetrato dai selvatici ai danni dei capi di bestiame, data l'asprezza e la povertà di risorse della valle nel contesto di un ciclico sovrappopolamento, si tramutava in carestia e quindi in dolore e sofferenza: già questo sarebbe bastato per giustificare l'accesa acredine nei confronti dei grandi mammiferi cacciatori.
Tutt'oggi permangono numerosissimi microtoponimi e qualche toponimo maggiore: uno su tutti il Mot Luvré, che troneggia dinanzi all'abitato di Codera.
Ciao,
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