Crataegus monogyna Jacq. - Biancospino comune

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Crataegus monogyna Jacq. - Biancospino comune

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Crataegus monogyna Jacq.
Fl. Austr. 3: 50 (1775)

Crataegus azarella (Griseb.) Franco, Crataegus triloba Poir., Crataegus insegnae (Tineo ex Guss.) Bertol.

Rosaceae

Biancospino comune, Azaruolo selvatico, Deutsch: Weissdorn
English: Hawthorn
Español: Espina bianca
Français: Aubépine


Forma Biologica: P caesp - Fanerofite cespugliose. Piante legnose con portamento cespuglioso.
P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Descrizione: Piccolo albero, ma più spesso arbusto a fogliame deciduo; cespuglioso, con radice fascicolata; chioma globosa o allungata; tronco sinuoso, spesso ramoso sin dalla base con corteccia compatta che nelle piante giovani è liscia di colore grigio-chiaro, è brunastra o rosso-ocracea e si sfalda a placche nei vecchi esemplari. I ramoscelli sono di colore bruno-rossastro, quelli laterali terminano frequentemente con spine aguzze e scure lunghe sino a 2 cm, i rami + vecchi sono grigio-cenere.
Altezza generalmente fra 2÷5 m, ma può raggiungere anche i 12 m; ha una crescita molto lenta e può vivere sino a 500 anni.
Le gemme sono alterne, disposte a spirale, rossastre e brillanti; sotto le gemme laterali spuntano spine dritte.
Le foglie caduche, portate da un picciolo scanalato, sono alterne, semplici, di colore verde brillante e lucide nella pagina superiore, verde glaucescente nella pagina inferiore, glabre, romboidali o ovali, a margine dentato, suddivise in 3÷7 lobi molto profondi con margine intero e che presentano solo sull'apice qualche dentello; all'inserzione sui rami sono provviste di stipole dentate e ghiandolose.
I fiori, profumati di colore bianco o leggeremente rosato, sono riuniti in corimbi eretti, semplici o composti, portati da peduncoli villosi , hanno brattee caduche con margine intero o denticolato, calice con 5 lacinie triangolari-ovate; corolla con 5 petali subrotondi, stami violacei in numero multiplo ai petali (15÷20) inseriti sul margine di un ricettacolo verde-brunastro con ovario monocarpellare glabro e un solo stilo bianco verdastro con stigma appiattito, molto raramente alcuni fiori hanno 3 stili.
I frutti ( in realtà falsi frutti perché derivano dall'accrescimento del ricettacolo fiorale e non da quello dell' dell'ovario) riuniti in densi grappoli, sono piccole drupe con Ø di circa 7-10 mm, rosse e carnose a maturità, coronate all'apice dai residui delle lacinie calicine, che delimitano una piccola area circolare depressa; contengono un solo nocciolo di colore giallo-bruno.

Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Paleotemp. - Eurasiatiche in senso lato, che ricompaiono anche nel Nordafrica.

Distribuzione: Presente in tutte le regioni.

Habitat: Specie paleotemperata,, presente nei boschi xerofili, nelle siepi, boscaglie e cespuglieti, macchie, margine dei boschi e pendii erbosi, con preferenza per i terreni calcarei dal litorale marino alla montagna sino a 1.600 m s.l.m.

Immagine


Sistematica e possibili confusioni: In C. monogyna L. si include anche la forma che un tempo era indicata come C. azzarella (Griesb.) Franco

Crataegus levigata (Poir.) DC. - Biancospino selvatico, per lo più coltivato che si distingue da C. monogyna per la presenza di fiori con 2÷3 stili e stami rossi, frutti con 2÷3 noccioli, foglie semplicemente dentate con 3÷5 lobi poco profondi e ottusi, sepali ovali.

Crataegus azorolus L. - Azzeruolo, specie coltivata che si distingue per rami giovani e infiorescenze tomentosi, foglie coriacee per lo più con 3÷5 lobi interi o con pochi denti, frutti dal Ø di 2 cm e + di colore rosso arancio o bruno giallastro con 2÷3 semi, dolci ed eduli.

Note: Crataegus monogyna Jacq. è assai variabile nella pubescenza delle foglie giovani , pubescenza che per lo più scompare in estate. Anche i rami presentano una elevata variabilità, tant'è che rami apparteneneti allo stesso individuo possono dare l'impressione di appartenere a 2 specie diverse. Anche distinguere C. monogyna da C. laevigata presenta qualche difficoltà. Il numero degli stili non è carattere sempre determinante e le 2 specie a volte vivono a pochi metri di distanza l'una dall'altra.
L'ibridazione fra le 2 specie è frequente (Crataegus x media Bechst.)

Tassonomia filogenetica

Immagine


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Etimologia: Il nome del genere deriva da l greco “Kratos” = forza, in riferimento alla robustezza della pianta e in particolare del legno; l'epiteto specifico dal greco "mónos" = unico e "gynè" = femmina indica che il fiore ha 1 solo pistillo che è l'organo riproduttore femminile

Proprietà ed utilizzi: Immagine Specie commestibile officinale

Costituenti principali: flavonoidi (iperoside, luteolina, apigenina, luteolina-3,7-diglucoside e quercina), procianidine oligomere, bioflavonoidi e flavoglucosidi, rutina, complessi trterpenici, acido ascorbico, oli essenziali, tannini, crategina, acido clorogenico e sapogenine, vitamine C e P.
Proprietà: diuretiche, ipotensive, astringenti, antispasmodiche, sedative, vasodilatatrici, antidiarroiche.
Il Biancospino viene utilizzato per placare il senso di angoscia e di oppressione e l'inquietudine.
L'uso terapeutico della pianta è attestato sin dal XIII secolo, ma nei vecchi manuali si trova trattato il Biancospino ancora accanto ai digitaloidi e, questa originaria interpretazione, ha portato a confusione: glicosidi simildigitalici o ulteriori principi attivi, con cui viene compensato un cuore insufficiente, nel Biancospino non sono presenti. Oggi è invece provato, che il Biancospino è realmente una vera e propria pianta medicinale per il distretto cardiaco e per le patologie circolatorie.
Viene chiamata la "valeriana" del cuore, in quanto è un ottimo tonico stimolante cardiaco, dilata le arterie coronariche migliorando l'afflusso del sangue, elimina le aritmie e riduce i livelli di colesterolo.
In Olanda e Belgio la polpa del frutto, veniva mescolata con farina per la produzione di pane, mentre i semi tostati, durante la seconda guerra mondiale erano utilizzati come succedaneo del caffè.
In cucina i frutti del biancospino vengono usati per bevande fermentate e per confezionare una delicata marmellata lievemente astringente, mentre in campo cosmetico il bagno di biancospino è apprezzato per le proprietà rilassanti; foglie e fiori hanno azione normalizzante e astringente sulle pelli grasse.
Il legno di colore rossastro, molto duro e compatto, viene impiegato per lavori al tornio e per la produzione di ottima carbonella.
I frutti sono molto apprezzati dai passeracei, merli, tordi , cornacchie e dai piccoli mammiferi che contribuiscono così a disseminarli. I semi hanno una dormienza accentuata, che in natura viene eliminata proprio dal passaggio nello stomaco delle creature che se ne nutrono.
Specie sovente impiegata come ornamentale, grazie alla notevole adattabilità alle differenti zone climatiche e ai diversi tipi di terreno, che le permette di essere largamente utilizzata nei giardini, soprattutto nella formazione di siepi.

Note e Curiosità: Presso siti archeologici risalenti al Neolitico si sono rinvenuti semi dei frutti del Biancospino, questo fa ritenere che fossero consumati come alimento.
Nell'antica Grecia e a Roma il Biancospino era considerato una pianta fortemente simbolica legata alle idee di speranza, matrimonio e fertilità. I romani lo dedicarono a Maia, dea del mese di maggio e della castità.
Le damigelle delle spose greche si adornavano di boccioli di Biancospino e le spose ne portavano un ramoscello in mano. I romani ponevano le foglie nelle culle dei bimbi per allontanare gli spiriti maligni. Diverse usanze sono legate al Biancospino come quella che risale all'epoca precristiana di andare alla festa di calendimaggio e di scegliere una reginetta. In epoca pagana il re e la regina di maggio erano usccisi alla fine della stagione di crescita; di qui è forse sorta l'ambiguità odierna che vede il Biancospino sia come simbolo di speranza, sia come presagio di morte.
Il Critianesimo trasformò la simbologia associata a questa pianta; presumibilmente la corona di spine di Cristo era di Biancospino, conseguentemente la pianta divenne simbolo di morte e di sorte avversa. L'associazione Biancospino/morte, fu rafforzata dallo sgradevole odore dei fiori di alcune specie europee. Questi alberi vengono impollinati da insetti che si nutrono di carogne e per attirarli i fiori emanano uno sgradevole odore simile a quello della carne putrefatta.
Vuole una leggenda che Giuseppe d'Arimatea (importante membro del Sinedrio che insieme a Nicodemo dette sepoltura a Gesù), recandosi in Gran Bretagna per diffondere la parola di Cristo, sbarcando a Glastonbury piantasse un bastone per terra, immediatamente il bastone divenne una pianta di Biancospino. Accanto alla pianta sorse la prima chiesa cattolica d'Inghilterra la cappella di S. Maria, e poi una grandiosa abbazia medioevale, rasa al suolo nel 1539 dopo lo scisma che vide Enrico VIII divenire capo della Chiesa d'Inghilterra. Dallo sbarco di S. Giuseppe d'Arimatea per secoli Biancospini originati dal suo bastone fiorirono 2 volte l'anno: in primavera e la vigilia di Natale, quando un ramoscello veniva portato in dono ai sovrani di Gran Bretagna.
Pianta che indica il mese di maggio secondo il Calendario Celtico degli alberi.
Durante la rivoluzione francese il Biancospino fu chiamato "albero della libertà" e durante quegli anni in Francia ne vennero piantati più di 60.000.
Fra i cespugli di Biancospino cresce un eccellente fungo commestibile primaverile Calocybe gambosa (Fr.) Donk, chiamato comunemente Prugnolo.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
______________________________________________________________________________

Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia.Edagricole, Bologna.
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C., 2005. An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora. Palombi, Roma.
BOWN. D., 1995 . Encyclopaedia of Herbs and their Uses. Dorling Kindersley, London.
CASTELMAN M., 2001. The New Healting Herbs. Rodale Inc. Emmaus, PA, U.S.A.
AGRADI A., REGONDI S., ROTTI G., 2005. Conoscere le piante medicinali. Mediservice, Cologno Monzese (MI).
BATINI G. Le radici delle piante. Edizioni Polistampa. Firenze. 2003
Acta Plantarum - Semi ed altre unità primarie di dispersione
Index Plantarum Flora Italicae - Indice dei nomi delle specie botaniche presenti in Italia


Scheda realizzata da Marinella Zepigi
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