Abies alba Mill. - Abete bianco

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Graziano Propetto
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Abies alba Mill. - Abete bianco

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Abies alba Mill.
Gard. Dict. ed. 8. n. 1 (1768)

Abies pectinata (Lam.) DC., Abies alba Mill. subsp. apennina Brullo, Scelsi & Spamp. (incl.), Abies alba Mill. subsp. apennina Brullo, Scelsi & Spamp.

Pinaceae

Abete bianco, Deutsch: Weißtanne
English: European silver fir
Español: Abeto común, abeto blanco
Français: Sapin blanc


Forma Biologica: P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Descrizione: Abete di prima grandezza, forse l'albero europeo che può raggiungere le maggiori altezze, mediamente a maturità raggiunge i 40-50 m di altezza ma sono stati misurati abeti di 60 m e più; il diametro del tronco a 1,30 m può raggiungere i 2 m ma, in alcuni casi può arrivare anche a 3 m.
Ha chioma densa e di colore verde scuro con dei riflessi argentei dovuti al colore degli aghi nella pagina inferiore, nelle piante isolate porta rami fin dalla base anche da adulto ma, in bosco, si spoglia presto fino a più di ¾ del suo fusto lasciando il tronco pulito e il legno senza modi.
In gioventù la chioma ha aspetto piramidale-slanciata con la “freccia” apicale in forte crescita ma verso 70-80 anni inizia la diminuzione della crescita della freccia apicale a favore dei pseudoverticilli dei rami subapicali, provocando un appiattimento tipico della sommità della pianta chiamato a “nido di cicogna”; se questo avviene in una fase precedente è sintomo di sofferenza
E' mediamente longevo potendo raggiungere e superare i 300 anni di età.
Ha tronco dritto e cilindrico con corteccia di colore grigio chiaro, argentea nelle piante giovani anche con tante tasche resinifere profumate nelle popolazioni alpine, assenti o quasi in quelle appenniniche.
Ha ritidoma adulto che si ispessisce e, molto tardi dal basso, comincia a fessurarsi in scanalature e placche che diventano più scure.
Ha rami principali robusti e disposti in pseudoverticilli sul fusto che permettono facilmente di individuare l'età dell'albero (ogni verticillo è un anno di crescita).
I rami secondari sono invece disposti distici orizzontali rispetto all'asse principale, i ramuli dell'anno in accrescimento sono grigi e pubescenti.
Le gemme sono piccole e coniche, bruno lucenti con squame arrotondate senza carena, mai resinose.

Le foglie sono aghi persistenti fino a 9-10 anni in buone condizioni stazionali, sono disposti a spirale sul rametto ma, a seconda dell'esposizione alla luce per torsione del picciolo, possono assumere diverse posizioni sì da sfruttare meglio la luce che hanno a disposizione.
Lungo l'asse principale sono ortogonali, sparsi e appuntiti.
Gli aghi di luce sui rami fertili sono inclinati con apice ottuso o retuso e distribuiti su due-tre file a forma di spazzola; sono aghi più corti di quelli d'ombra, rigidi e quasi il doppio più spessi.
Gli aghi d'ombra nei rami bassi si dispongono su un unico piano, a pettine, da qui l'epiteto specifico non più usato di A.pectinata, anche questi sono ad apice ottuso o retuso. Questi sono anche appiattiti diritti o leggermente incurvati e lunghi 2-3 cm, larghi 1,5 -2,5 mm, hanno colore verde lucente nella pagina superiore con la nervatura centrale depressa.
Nella pagina inferiore ai due lati della nervatura centrale si trovano due linee argentee, cerose che hanno 6-8 file di stomi, rotondeggianti, la camera epistomatica è ripiena di microtubuli cerosi che con la scenescenza si alterano, le cere riempiono la camera stomatica, poi si staccano lasciando indifesi gli stomi.
Questo processo di invecchiamento può essere accelerato da vari fattori, stress climatici, inquinamento che possono portare precocemente la pianta ad essere soggetta ad attacchi biotici fino alla morte
I conetti maschili si trovano nella parte centrale e alta della chioma sui rami dell'anno precedente nella parte inferiore, sono di colore giallo e porta un'enorme quantità di polline, maturano in primavera.
I coni femminili sono portati sulla stessa pianta in posizione apicale, sono eretti sopra il rametto di un anno, cilindrico-ovoidi e all'antesi sono di colore rosso violetto, i macrosporofilli hanno una brattea copritrice più lunga della squama e con la punta rivolta verso il basso.
Gli strobili maturi sono cilindrici eretti lunghi 10-18 cm e larghi 3-5 cm, prima sono di colore verde poi rosso-bruno a maturazione spesso sono coperti di resina, le squame sono legnose arrotondate all'apice e fittamente embricate; da esse sporgono le brattee con la punta riflessa.
Gli strobili, ad inizio autunno non cadono interi, come in abete rosso, per la disseminazione ma si disarticolano sulla pianta lasciando visibile il rachide appuntito.
I semi sono lunghi 6-9 mm e hanno forma schiacciata, triangolare di colore bianco giallastro, lucenti con tasche resinifere molto profumate; hanno un'ala triangolare sottile di colore rosso bruno che non si stacca dal tegumento.
La maturazione del seme avviene in autunno del primo anno e la facoltà germinativa non è molto alta 30-40 % e non si mantiene a lungo arrivando non oltre la primavera successiva.
Sono semi non dormienti ma se passano un periodo a basse temperature poi migliora la facoltà germinativa mentre le alte temperature la inibiscono.
L'abete bianco come gran parte delle specie definitive, ha maturazione assai tardiva, se isolato può iniziare già a 20-30 anni ma in bosco si devono raggiungere almeno i 40-50 anni, la produzione di semi è particolarmente abbondante ogni 2-3 anni (pasciona).
La plantula ha 3-5(8) cotiledoni di 25-30mm disposti a stella, con gli stomi nella pagina superiore, in seguito appaiono gli aghi primari portati in un unico verticillo, sono verde scuro e lucidi, corti e con pochi stomi, quando la piantina ha raggiunto i 4-6cm (terzo-quarto anno) compare il primo e unico ramo laterale la cosidetta “bandiera”.
L'abete bianco si moltiplica solitamente per seme ma nei vivai si possono usare le talee di rami giovani con opportuni trattamenti rizogeni ed atmosfera controllata.
Bisogna però ricordare che se si usano talee di rami vecchi si rischia il plagiotropismo cioè la tendenza della pianta radicata a mantenere il portamento di ramo.
La rinnovazione naturale è agevolata dalla presenza in bosco, di latifoglie o in boschi misti di Abete rosso, Larice, Faggio; è invece sfavorita o assente nelle abetine pure, creando così negli anni un'alternanza di successione in determinate condizioni con Faggio.
In alcune faggete mesalpiche montane in particolare nei versanti a bacìo si vede un'intensa rinnovazione di Abete bianco che con l'invecchiamento del Faggio lo sostituirà.
L'Abete bianco ha un legno di colore bianco-giallastro senza netta distinzione tra il durame e l'alburno, mentre ha anelli ben evidenti, non contiene però canali resiniferi.
L'apparato radicale è tipicamente a “candelabro”; inizialmente è solo fittonante ma presto forma robuste radici laterali da cui si dipartono altre robuste radici verticali che si approfondiscono notevolmente nel terreno appunto a forma di candelabro rovesciato; questo da alla pianta una notevole stabilità infatti è davvero raro trovare abeti bianchi schiantati dai fortunali ma normalmente, se la forza del vento è sufficiente, si spezzano prima di sradicarsi.
Essendo una pianta socievole spesso in bosco si incontrano abeti bianchi che hanno gli apparati radicali anastomizzati, cioè con le radici innestate per approssimazione tra diverse piante.

Tipo corologico: Orof. S-Europ. - Orofita sud-europea (catene dell'Europa meridionale, dalla Penisola Iberica, Alpi, ai Balcani ed eventualmente Caucaso o Anatolia).

Distribuzione: Specie specificatamente europea e il suo areale è ben caratterizzato; ha un nucleo alpino e centroeuropeo, Alpi, Vosgi, Giura francese e svizzero, Selva Boema, poi ha tre prolungamenti, uno nord-orientale, Erz-Gerbirghe, Sudeti e dai Carpazi si spinge fino alle Alpi Transilvane, a nord si interrompe bruscamente sul versante polacco dei Carpazi all'altezza della linea che congiunge Dresda con Lublino.
Un areale centrale che dalle Alpi Giulie si spinge attraverso la Bosnia e le montagne balcaniche fino ai Monti Rodope e al Pindo settentrionale.
Un areale sud-occidentale che in modo discontinuo percorre gli Appennini fino alla Calabria, altri nuclei sul Massiccio centrale in Francia, nei Pirenei e in Corsica, l'indigenato in Normandia non è accertato.
In Italia la sua presenza si incrementa dalle Alpi meridionali verso quelle intermedie, si riduce nelle Alpi più interne e la sua massima diffusione si ha nelle Alpi orientali, mentre nelle Alpi occidentali subisce la concorrenza del Larice e del Pino silvestre.
Sull'Appennino le abetine sono raggruppate a nuclei più o meno estesi ma non continui.
Un gruppo settentrionale tosco-emiliano-romagnolo che si estende dall'Abetone alla Verna con un'appendice nel Pratomagno e Monte Amiata.
Un gruppo centrale sui Monti della Laga e nell'alto bacino del Trigno, con singoli nuclei isolati.
Un gruppo meridionale tra l'alto bacino del Basento e l'Aspromonte sempre in nuclei isolati.
Particolare è il nucleo Corsico che si trova nella parte centrale e meridionale dell'isola.
Sulle Alpi si trova in una fascia compresa tra gli 600-800 e i 1400-1600 m di altitudine, mentre sui Pirenei raggiunge l'orizzonte subalpino ed anche sulle Alpi piemontesi dove occasionalmente lo si incontra assieme a Larice e Pino cembro fino ai 1900 di quota.
Si può incontrare nelle formazioni miste inquadrabili nella suballeanza Abieti-Picenion Br.-BL. 1939 sia su terreni silicati che carbonati o peccete montane; ma le sue formazioni tipiche sono gli Abieteti della fascia montana e altimontana nella posizione fitosociologica intermedia tra Piceion e Adenostylo-Fagenalia che rispecchia perfettamente le esigenze climatologiche di questa specie ne troppo continentali da escludere il Faggio ne troppo oceaniche da escludere il Piceion- Abietis, questo rende gli Abieteti con un corteggio floristico ad elevata biodiversità.
Questo interessante complesso forestale rende però impossibile completare la classificazione sintassonomica superiore in alleanza in ordine e classe.
Si considerano allora, quattro principali associazioni due dei terreni silicati: Rhododendro-Abietetum e il Trochiscantho-Abietetum, il primo altimontano e il secondo montano che formano abieteti nelle zone umide delle Alpi Marittime differenziati da Festuca flavescens e Saxifraga cuneifolia.
Due dei terreni carbonati: Soldanello-Abietetum e Carici albe-Abietetum del Trentino in stazioni relativamente aride con Erica carnea.
Nella seconda associazione vi è una buona partecipazione del Faggio anche se subordinato all'Abete bianco, ha un'affinità floristica ed ecologica con il Cephalanthero-Fagion.
Nelle Alpi Orientali, Carniche e Giulie, si sono individuate: nei substrati carbonatici L'Adenostylo glabrae-Abietetum nel distretto esalpico e orizzonte altimontano del gruppo abieti-piceo-faggeti; anche piceo abieteti dei suoli mesici riferiti a Cardamino pentaphylli-Abietetum descritto da Maier e Hofmann (l.c) ed emendato da Gafta (l.c.).
Nell'Appennino le più comuni abetine sono invece tutte di origine selvicolturale.
Nell'Appennino ligure-emiliano, al Monte Nero si trovano boschi radi con esemplari sparsi su versanti ripidi con prevalente vegetazione erbacea, di origine naturale.
Anche in Aspromonte (Brullo et al. 2001) in ambienti difficili ripidi si trovano relitti di boschi naturali.
Nel periodo boreale ed atlantico (7000-3000 a.c.) i rilievi palinologici hanno rilevato una diffusa presenza di formazioni di Abete bianco in Appennino (Bertolani-Marchetti) 1980), abieteti ricchi di ericaceae come quelli attuali sulle Alpi, pero c'è una discordanza floristica di un certo rilievo che non permette di equiparare quelle formazioni alle attuali formazioni alpine ed è, in quelle formazioni, la mancanza dell'Abete rosso che invece nelle formazioni attuali delle Alpi è una presenza costante.
Lungo gli Appennini si trova ad altitudini variabili tra gli 800 e i 1700 m ma in condizioni particolari può scendere anche a 400-500m
Si trova nell'orizzonte del Fagetum ma penetra sulle Alpi nel Picetum e negli Appennini scende nella sottozona fredda del Castanetum.
Alcune formazioni antropogene come quella di Varramista nel comune di Martoli (Pisa) si trova a 60m di quota, o come nella tenuta di Migliarino, sempre in provincia di Pisa, si trova a livello del mare.
I suoi limiti ecologici settentrionali, orientali e altitudinali, sono le temperature invernali troppo basse o la mancanza di sufficiente umidità, i limiti meridionali sono invece rappresentati principalmente dall'aridità estiva ma anche dal eccessivo allungamento del periodo vegetativo che accelera notevolmente la senescenza .
E' esigente in umidità atmosferica infatti è una specie oceanica o suboceanica-subcontinentale esigendo oltre all'umidità atmosferica ed edafica anche un lungo periodo di dormienza invernale.
E' molto sensibile alle gelate tardive, tollera l'ombreggiamento come e più del Faggio in età giovanile, preferisce terreni freschi e profondi è praticamente indifferente alla composizione chimica del substrato che può essere acido o basico; sulle nostre Alpi, si insedia preferibilmente o esclusivamente nei versanti rivolti a settentrione.

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Sistematica e possibili confusioni: Si sono fatti studi su razze geografiche ma pare ancora non completi.
Pare che le provenienze meridionali, in particolare quelle calabresi, zona di rifugio nel periodo ultimo glaciale, potessero essere taxa differenti ma per ora indagini chemiotassonomiche non hanno rilevato differenze sostanziali.
Bisogna peraltro rilevare che, in particolare le provenienze di Serra S. Bruno la meglio conosciuta, l'abete bianco ha differenze morfologiche e fisiologiche abbastanza particolari.
Larsen e Mekic 1991, hanno messo a confronto piante di 6 anni di 15 provenienze di Abete bianco di tutte le zone del suo areale, dalla Germania al Aspromonte, dalla Svizzera fino alla Romania e hanno rilevato piccole differenze fra le provenienze per tutti i caratteri analizzati, le provenienze calabresi mostrarono maggiori differenze, un tasso di crescita elevato e una migliore capacità di mantenere elevati tassi fotosintetici anche in aghi di 2 anni.
Rispetto alla moria del Abete bianco le provenienze calabresi si sono mostrate molto meno sensibili.
Larsen già nel 1989 riteneva che la causa del differente comportamento fosse dovuta al fatto che l'Abete bianco presenta una scarsa variabilità genetica, ad eccezione delle provenienze calabresi.
Questa povertà di variabilità genetica deriva, secondo l'autore, da una forte riduzione degli individui per una marcata selezione direzionale avvenuta nelle aree di rifugio durante la glaciazione mentre in Calabria la pressione selettiva è stata per lo meno minore perciò la variabilità genetica si è mantenuta.

Lunghi periodi vegetativi, come si riscontrano fuori dall'areale ottimale delle specie, danno come conseguenza invecchiamenti precoci delle specie, in particolare è stato accertato il tipo di processo di invecchiamento descritto sopra, su numerose pinacee.
La corteccia contiene tannini ma non in percentuale sufficiente per lo sfruttamento industriale, mentre la corteccia delle piante giovani alpine che hanno molte tasche resinifere, viene sfruttata per la produzione di “trementina di Strasburgo
L'Abete bianco non è molto utilizzato come pianta ornamentale per la sua esigenza ecologica, però sono ugualmente state selezionate alcune varietà ornamentali in particolare per il portamento, nane, piangenti, fastigiate etc.; una è molto particolare la forma “Flabellata” con una caratteristica chioma che ricorda un ventaglio con i rami primari portati su un unico piano.
Negli anni '70 in tutto l'areale dell'Abete bianco si è registrata una elevata moria di piante, indicata come “moria dell'abete bianco” in Germania “Tannensterben”.
E' una malattia con una sintomatologia specifica e nuova, con ingiallimenti diffusi e caduta di aghi con la formazione del nido di cicogna in età giovanile etc., la probabile causa è un'insieme di più cause, cambiamenti climatici, in particolare le piogge non ben distribuite che provocano stress idrici, inquinamento atmosferico in alcune zone ma, la sua sensibilità a particolari inquinanti atmosferici, hanno prodotto una sofferenza che ha portato le piante indebolite a facili attacchi biotici.

Tassonomia filogenetica

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______________________________________________________________________________

Etimologia: L'abete bianco si chiama così per il colore chiaro della sua corteccia, rispetto all'Abete rosso; alcuni autori invece, mettono in relazione il fatto che la chioma vista dal basso abbia riflessi argentei dovuto alle linee stomatiche degli aghi.

Proprietà ed utilizzi: Immagine Specie commestibile officinale

L'Abete bianco ha un legno leggero e flessibile, la sua elasticità è notevole in rapporto al peso, è stato molto utilizzato come legname da opera anche perché spesso privo di nodi ma viene apprezzato meno dell'Abete rosso perché poco durevole agli agenti atmosferici.
Spesso viene usato per compensati e materiale da cellulosa, ha scarso potere calorico perché non contiene resina.

Principali Fonti
GELLINI R. e GROSSONI P. 1997"Botanica forestale” I Gimnosperme, Cedam
PIGNATTI S. 1982"Flora d'Italia" Edagricole 1982
AUTORI VARI "Monti e boschi" Edagricole
AUTORI VARI "Monti e boschi" Edagricole
CONTI F., ABBATE Giovanna, ALLESSANDRINI A., BLASI C. 2005"An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora" Ministero dell' Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e Dip. di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Palombi
UBALDI D. 2003 "la vegetazione boschiva d'Italia" Clueb
Index Plantarum Flora Italicae - Indice dei nomi delle specie botaniche presenti in Italia


Scheda realizzata da Graziano Propetto
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...ti mando una Img invernale, dove le differenze cromatiche risultano in evidenza
ciao Gc
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Re: Abies alba Mill. - Abete bianco

Messaggio da Marinella Zepigi »

Abies alba Mill.
Pinaceae: Abete bianco
Rosello (CH), apr 2007
Foto di Gianluca Nicolella
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Abies_alba_1.jpg
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marinella


Viviamo e solleviamo onde, ma non siamo quasi mai coscienti della scia che ci lasciamo dietro. (Franco Giordana)
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Marinella Zepigi
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Re: Abies alba Mill. - Abete bianco

Messaggio da Marinella Zepigi »

Abies alba Mill.
Pinaceae: Abete bianco
Le Tagliole (MO), lug 2004
Foto di Patrizia Ferrari
Allegati
{F 1873}
{F 1873}
Abies_alba_2.jpg (134.24 KiB) Visto 49578 volte
marinella


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