Aggiungo alle vostre esperienze alcune precisazioni, per meglio conoscere il nostro sgradevole ematofago e le sue possibili conseguenze.
Inannzitutto: non è un insetto ma un
aracnide, parente stretto dei ragni.
E' esclusivamente ematofago, come detto, ovvero per il compimento del proprio ciclo di vita necessita dell'apporto del sangue di qualche vertebrato.
Nello specifico (
Ixodes ricinus - Linnaeus, 1758) i suoi ospiti saranno uccelli, ricci, volpi, caprioli e cani. E umani.
Ha un ciclo di vita: Dall'
uovo nasce una
larva a sei zampe (lunga meno di un mm), che vive e attende il suo ospite tra gli strati vegetazionali prossimi al suolo. Qui si nutrirà del sangue di roditori ed insettivori (uccelli per lo più ma anche lucertole).
Dopo essersi enfiata di sangue la larva cadrà al suolo e cercherà rifugio in attesa della successiva metamorfosi: lo stadio di
ninfa.
La ninfa si inerpicherà su strati vegetazionali un pò più elevati (felci, piccole piante ed arbusti) e attenderà i nuovi ospiti per nutrirsi.
Dopodiche la ninfa sazia si lascerà cadere al suolo in vista della II metamorfosi che la porterà allo stadio di
zecca adulta con dimorfismo sessuale e in grado di riprodursi. La sola femmina si nutrirà del sangue degli animali. Il maschio no: dopo l'accoppiamento è predestinato a morire.
L'umano può servire da ospite per tutti e tre gli stadi del ciclo vitale della zecca: larva, ninfa o adulta.
La zecca può attendere l'arrivo dell'ospite a digiuno anche per diverse settimane: necessita solo di sottobosco abbondante e di un tasso d'umidità intorno all'80% (tipico della fascia prealpina). Ambiente ideale sarà quindi tra i 400 e i 900 m, rara vieppiù sino a 1500 m. Oltre (per via del tasso d'umidità inferiore) scompare. L'habitat tipico è quindi una siepe o un boschetto arbustivo, rifuggendo i pascoli aperti. Da qui s'intuisce la maggiore diffusione dovuta anche all'abbandono delle pratiche colturali e pascolive delle montagna in genere.
Infezione: non è la zecca intrinsecamente infetta, ma quando la zecca si nutrirà di sangue infetto, trasmetterà i germi ai suoi stadi successivi (trasmissione transstadiale); inoltre le femmine infette possono trasmettere l'infezione alle giovani larve (tasmissione transovarica).
E' attraverso le ghiandole salivari che la zecca trasmette gli eventuali germi: l'inoculazione della saliva nell'ospite previene infatti la coagulazione del sangue.
Malattie trasmesse:
1) Virus dell'encefalite da zecca (
encefalite verno-estivale). Si caratterizza per un incubazione nell'uomo fino a due settimane e caratterizzata da uno stato influenzale breve e lieve dalla scomparsa spontanea. Dopo qualche giorno una percentuale di infetti inferiore al 10% avrà una ricaduta importante (mal di testa, vomito, disturbi neurologici). Questo 10% perverrà in 9 casi su 10 alla remissione spontanea dell'infezione. Nel restante 0,5/1 % dei casi potrebbero permanere postumi con esito talora fatale.
La prognosi è quindi generalmente favorevole con un gran numero di guarigioni spontanee. Unito al fatto che un numero molto piccolo di zecche risulta infettato da tale virus (circa 1% delle popolazioni), il rischio di contrarre questo virus è remoto.
2) Malattia di Lyme. Dal nome della città statunitense (Connecticut, nel 1982), dove venne scoperta la relazione tra batterio, zecca infetta e stato epidemico, è nota questa infezione dovuta a una spirocheta, la
Borrelia Burgdorferi, dedicata allo scopritore Willy Burgdorfer.
Si caratterizza per una fase con reazioni cutanee importanti (eritema cronico migrante), una successiva con fenomeni di natura artritica e una terza (complicazione) caratterizzantesi con una infezione della pelle (acrodermatite cronica atrofizzante).
La minor gravità relativa di questa infezione sconta però il fatto di una maggior frequenza di possibile diffusione. Le popolazioni delle zecche sono infette nei tre stadi nella seguente misura: larve (0-5%) - ninfe (5-50%) - adulti (5-15%).
Personalmente - e per ogni individuo sano e in salute - non mi sottoporrei ne consiglierei il vaccino contro l'encefalite: troppo basso il rischio per assumere un medicinale (come ogni vaccino) che ha i suoi effetti collaterali che possono competere in gravità con l'agente per cui lo si inocula.
Per la borreliosi ovviamente non c'è vaccino e l'unico consiglio è quello di mantenersi il più possibile "coperti" e di lavarsi accuratamente dopo ogni escursione "sospetta".
Malgrado ciò, sono spesso preda di zecche, in particolare nel periodo primaverile. (Già due quest'anno, la prima probabilmente non era
Ixodes ricinus, vai a capire quale...)
C.