Quercus cerris L. - Cerro

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Quercus cerris L. - Cerro

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Quercus cerris L.
Sp. Pl.: 997 (1753)

Quercus cerris L. V gussonei Borzí, Quercus gussonei (Borzí) Brullo

Fagaceae

Quercia cerro, Cerro, Deutsch: Zerr-Eiche, Zirn-Eiche
English: Turkey oak, austrian oak
Français: Chêne chevelu, Chêne cerris


Forma Biologica: P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Descrizione: Grande albero, può raggiungere i 35 m di altezza e diametri del tronco che possono superare il metro; è meno longeva della Farnia, della Rovere, della Roverella e del Farnetto.
Ha tronco dritto e slanciato che, in bosco, si diparte in rami nel terzo superiore, con branche robuste, le più basse orizzontali e corte, poi ascendenti e sinuose, che formano una chioma dapprima ovale, poi globosa e mediamente densa.
La corteccia, nei primi anni è grigia e liscia, ma già dopo una decina di anni si forma un ritidoma con scanalature sempre più profonde e verticali interrotte da solchi trasversali stretti si da formare uno spesso strato suberoso e rugoso di colore grigio scuro ma che, a differenza delle altre querce, mostra la zona di crescita di color salmone, molto evidente durante la stagione vegetativa.
I rametti giovani sono un po' angolosi grigio scuri e quelli dell'anno sono bruni-rugginosi, tomentosi.
Ha gemme piccole, pluriperulate, embriciate, pubescenti ed alla base portano delle stipole lineari bruno-rossastre, subulate, tomentose e persistenti, lunghe da 1 a 2 cm.
Le foglie sono di forma molto variabile e tardivamente caduche; sono mediamente a profilo oblungo-obovato e arrotondate alla base, a volte troncate o leggermente cordate.
Il Cerro ha foglie spesso profondamente lobate, quasi a toccare la nervatura centrale in numero di 4-7 per lato, ma anche nella stessa pianta e/o in diverse fasi fenologiche, si possono trovare foglie con lobi poco profondi, ineguali, quasi serrate, appuntite e terminanti con un mucrone.
Sono mediamente lunghe da 6 a 11 cm e larghe 4-6 cm con un picciolo di 0.5-1,5 cm; da giovani sono tomentose biancastre, in seguito, diventano coriacee e scabre superiormente, per la presenza di peli stellati, mentre la pubescenza persiste a lungo nella pagina inferiore, rendendola più chiara.
Nel subg.Cerris, le cere che ricoprono la superficie inferiore delle foglie è di tipo amorfo e liscio, non in scaglie, i peli sono stellati e corti, appiattiti sulla superficie, gli stomi sono ellittici.
La fioritura avviene in aprile-maggio; i fiori maschili, hanno 4 stami e sono riuniti in amenti pauciflori cilindrici, penduli lunghi 5-8 cm; i fiori femminili hanno 4 stili, riuniti in spighe di 1-5 fiori con asse cilindrico e tomentosi.
Fra l'impollinazione e la gamia intercorrono da 13-14 mesi, perchè durante il primo anno si ha l'arresto dello sviluppo del gametofito femminile.
I frutti alla fine del primo anno sono piccoli come gemme e brevemente peduncolati; durante la stagione vegetativa riprendono lo sviluppo e nel mese di ottobre maturano e disseminano.
Le ghiande sono portate sui rami del secondo anno, di forma bislunga, mediamente più grandi che nelle querce del subg. Quercus 3-4 cm, brevemente peduncolate, troncate e mucronate all'apice, di colore bruno rossastro, glabre e striate longitudinalmente, leggermente tomentose all'apice.
La ghianda è attaccata e protetta fino alla metà da una cupola emisferica, formata caratteristicamente da squame lunghe e libere anche di 1 cm, brune e tomentose, mai appressate.
Le ghiande contengono molto tannino e perciò sono di gusto amaro e poco appetite dagli animali.
Il seme è di tipo recalcitrante e perciò germina prontamente, produce una plantula che ha foglie già lobate e mucronate, anche l'epicotile è tomentoso per lunghi peli rossastri e sono già presenti le stipole filiformi persistenti.
il legno è a porosità anulare molto più accentuata che nel subg. Quercus, è discolore con alburno giallastro e duramen più scuro con sfumature rosate, ha raggi midollari numerosi e rettilinei evidenti (specchiature).
Il legno è molto duro e pesante, ma non contiene tannino perciò a differenza delle querce a legno pregiato, non è durevole se esposto alle intemperie e soprattutto all'acqua, non è facilmente lavorabile e normalmente tende a spaccarsi lungo le fibre.
Alcune aziende stanno sperimentando il modo più corretto di essiccazione per evitare questo fenomeno in quanto per mobili da interno, non ha nulla da invidiare al legno delle altre querce come bellezza.
Pare che dalle cerrete del meridione, se trattate a fustaia e non da ceduo, si possano ottenere legnami di buona qualità che ha meno tendenza a spaccarsi, soprattutto se proveniente da piante cresciute in boschi ben strutturati e con suolo di origine vulcanica, ma forse si tratta di biotipi segregati all'interno della specie.
In genere, il legname veniva utilizzato per traverse ferroviarie, per doghe da botti, raggi di ruote, ma ora viene utilizzato più come ottimo legno da ardere e per la produzione di carbone, migliore ancora del legno delle altre querce in quanto privo di tannino che rallenta la combustione.
L'apparato radicale è molto sviluppato, adatto a sopportare anche periodi di siccità, ha un fittone che penetra molto in profondità già all'inizio della crescita della plantula e rimane sempre attivo per tutta la vita della pianta.

Tipo corologico: Euri-Medit.-Sett. - Dalla Spagna alla Grecia.

Distribuzione: il Cerro è principalmente specie a baricentro sud-orientale ed in Europa si espande ad ovest nella Francia meridionale a ridosso dell'Italia, ma sporadico e forse introdotto nel Doubs; a nord raggiunge l'Austria meridionale e ad est si trova in Ungheria ed in tutta la Penisola Balcanica raggiungendo la zona pontica del Mar Nero; a sud si trova nell'Anatolia meridionale fino in Siria e Libano, manca in Corsica.
In Italia, si trova sporadico nella Pianura Padana, forse introdotto, certamente naturale nel Friuli orientale dove concorre a formare i querceti collinari e rovereti nell'ordine Quercetalia humili-petraeae Kika (Quercus humilis = Q. pubescens) e sul Carso assieme a Roverella ed anche Rovere in suoli ferrettizzati.
Il Cerro, diviene molto abbondante sulla dorsale appenninica, soprattutto dalla Maremma toscana in giù, nell'subordine Lathyro nigri-Quercenalia cerris.
Molto diffuso nel Molise, nel Sannio, nell'Irpinia e Basilicata, diventa più raro in Sicilia e manca in Sardegna.

Habitat: Specie a comportamento mesofilo, ma più xerofilo di Farnia e Rovere e meno di Roverella, lo possiamo trovare associato in diverse formazioni dove queste tre querce possono essere presenti.
E' limitato dal basso dalle leccete più xerofile e dall'alto dalle faggete più fresche, dove la stagione vegetativa e più corta e le temperature estive non permettono la completa maturazione dei frutti ; occupa una fascia altitudinale che dalla pianura e bassa collina, va a 800 m nella zona avanalpica e nord-appenninica; a 1000, 1200 m di quota nell'Appennino meridionale e Sicilia; tra l'orizzonte delle schlerofille e quello delle latifoglie eliofile, (Castanetum), alcune formazioni azonali si possono trovare anche nelle fasce di vegetazione del Fagetum o del Lauretum.
Comprende la fascia della classe Querco-Fagetea e dell'ordine Fagetalia sylvaticae, nell'Italia centrale l'alleanza Mespilo-Carpinion betuli Ubaldi 2003 nella fascia submediterranea e submediterranea calda; dell'ordine Quercetalia humili-petraeae; nell'alleanza Erythronio-Quercion petraeae Ubaldi 1988-95 fino alla Toscana centrale e Teucrio siculi-Quercion cerris Ubaldi 1988 nella fascia submediterranea calda.
Anche nella parte adriatica, il Cerro partecipa all'alleanza Laburno-Ostryon nella fascia submediterranea; nell'Appennino meridionale invece, costruisce le alleanze Quercion frainetto Horvat 1959 nella fascia supramediterranea.
Nei riguardi del terreno non ha esigenze esclusive, ma preferenziali; non disdegna terreni argilloso-compatti quasi come Ulmus minor , anche calcarei, però l'optimum è rappresentato da suoli di origine vulcanica a reazione sub-acida; suoli anche decalcificati purché contengano basi profondi e freschi.
Specie eliofila ma meno di Roverella; la crescita della plantula avviene più agevolmente con una copertura che non superi il 50% del sole pieno; da giovane ha crescita veloce e dopo il Castagno e il Farnetto è la specie più produttiva per la produzione di legname da brucio dal bosco ceduo.

Immagine


Sistematica e possibili confusioni: il Cerro è una delle querce che ha meno problemi di classificazione tassonomica, ma sono state descritte quattro varietà su basi esclusivamente morfologiche e non corologiche/ecologiche:

- var. tournefortii O. Schwarz = a var.ciliata Kotschy, ha foglie giallo-verdi tomentose inferiormente, sempre pinnatifide, spesso con due seni nella parte centrale della lamina, ampi e profondi fino alla nervatura centrale; viene segnalata per l'Armenia, Libano e Sicilia.

- var. pseudocerris Bois. varietà polimorfa con foglie profondamente incise e lobi interi o leggermente sublobati; si trova in Grecia, Libano, Siria.

- var. austriaca Loud. foglie a profilo ovato con margine dentato con lobi molto ridotti o assenti, si trova in tutto l'areale.

- var. haliphloeos Lam. & DC. varietà limitata al versante nord occidentale del suo areale, ha foglie molto grandi, fino a 14 cm e molto larghe nella parte apicale.
Spesso si trovano foglie riferibili alle due ultime varietà, anche sulla stessa pianta, osservazioni fatte (Schirone et al. 1988), hanno appurato che la seconda cacciata della stagione, forma sempre foglie della var. austriaca.

Essendo una pianta di bello e maestoso portamento, viene impiegata spesso in parchi e grandi giardini.
Si può ibridare con Q. suber, dando origine a Q.crenata (da confermare).
Uno degli ibridi naturali più conosciuti è Q. x libanerris Boom (Q.cerris x Q.libani);
Q. kewensis Osborn è stata ottenuta da Q.cerris x Q.wislizenii A.DC. della California.

Tassonomia filogenetica

Immagine


______________________________________________________________________________

Etimologia: Il nome del genere secondo alcuni è formato da 2 parole celtiche," Kaer" "quer" = bell'albero, cioè l'albero per eccellenza; secondo altri deriva dal greco Ruvido, l'epiteto specifico è il nome latino per questo albero.

Principali Fonti
GELLINI R. e GROSSONI P. 1997"Botanica forestale” I e II, Cedam
PIGNATTI S. 1982"Flora d'Italia" Edagricole 1982
FERRARI M. e MEDICI D. 2003"Alberi e arbusti in Italia" Edagricole 2003
AUTORI VARI "Monti e boschi" Edagricole
UBALDI D. 2003 "Flora, fitocenosi e ambiente" Clueb
ABRAMO E. e MICHELUTTI G. 1998"Guida ai suoli forestali" Regione F.V.G. D.R.F.
PIROLA A. 1999 "Elementi di fitosociologia" Clueb
Del FAVERO R. e POLDINI L. 1998 "La vegetazione forestale e la selvicoltura nella regione Friuli.V.G." Regione F.V.G., D.R.F.
STERGULC F. e FRIGIMELICA G."Insetti e funghi dannosi ai nostri boschi nel Friuli.V.G.” Regione F.V.G.,D.R.F.e P.
BLASI C., BOITANI L., La POSTA L., MANES F., MARCHETTI M. 2005"Stato della biodiversità in Italia" Ministero dell’ Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e S.B.I, Palombi
SCOPPOLA A.e BLASI C.,2005,"Stato delle conoscenze sulla Flora Vascolare d'Italia" Ministero dell’ Ambiente della Tutela del Territorio, DPN e Dip. Agrobiologia e Agrochimica Università degli Studi della Tuscia, Palombi
CONTI F., ABBATE Giovanna, ALLESSANDRINI A., BLASI C. 2005"An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora" Ministero dell’ Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e Dip. di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Palombi
UBALDI D. 2003 "la vegetazione boschiva d'Italia" Clueb
BERNETTI G.e PADULA M. 1984 “Le latifoglie nobili nei nostri boschi” Quaderni di Monti e Boschi, Edagricole


Scheda realizzata da Graziano Propetto
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Castell'Arquato (PC), 195 m, mar 2011
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Montemurlo (PO), 320 m, apr 2015
Foto di Antonino Messina

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Casalbusone (AL), 700 m, lug 2015
Foto di Egidio Gola

Un esemplare maestoso di circa 20 m
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Piano Ruggio (PZ), 1570 m, ago 2016
Foto di Franco Caldararo

Una plantula all'interno della faggeta.
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