Veratrum album L. - Veratro comune
Moderatori: Anja, Marinella Zepigi
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- Nome: Antonino
- Cognome: Messina
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Veratrum album L. - Veratro comune
Veratrum album L.
Sp. Pl.: 1044 (1753)
Veratrum album L. subsp. lobelianum (Bernh.) Arcang., Veratrum lobelianum Bernh.
Melanthiaceae
Veratro comune, Veratro bianco, Deutsch: Weisser Germer
English: White veratrum, false hellebore
Español: Ballestera blanca, eléboro blanco
Français: Vératre blanc, faux hellébore
Forma Biologica: G rhiz - Geofite rizomatose. Piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi.
Descrizione: Pianta erbacea perenne alta 50-80(150) cm con rizoma nerastro all'esterno e bianco all'interno, rugoso e ricoperto di squame (2 - 3,5 cm).
Fusto eretto, cilindrico, striato, pubescente nella parte superiore e ispessito in quella inferiore.
Foglie disposte a spirale, quelle basali alterne e di forma ellittico-ovata con punta al vertice, di 10-26 x (4)6-15 cm, solcate da nervature ben evidenti, pubescenti nella pagina inferiore e con margine cigliato. Le foglie caulinari progressivamente più piccole e lanceolate.
Infiorescenza formata da grappoli densi, ramosa e allungata; brattee dell'infiorescenza simili alle foglie ma molto più piccole, quelle fiorifere 5 X 9 mm di forma lanceolato-ovata e semimembranacee con peli nella parte abassiale.
Pedicelli 2-3 mm.
Tepali 6, di gli esterni di 5 x 8 mm, gli interni di 4 x 11 mm, ellittico-spatolati, solcati da 5-10(16) nervature marcate e di colore verde intenso, all'interno bianchi o verdastri e spesso con 2 pliche nettarifere verde-scure a forma di una V.
Ovario ovoidale con 3 carpelli.
6 stami corti formati da filamenti inseriti alla base del perigonio (4-8 mm); antere giallo chiaro o verde chiaro 0,5-1 x 0,51 mm.
3 stili di 2-3 mm, divergenti e ricurvi.
Il frutto è una capsula setticida di 12-25 x 8-13 mm, glabra o pubescente contenente 20-26 semi di forma ovoidea con ala membranacea di (4)6-8 x 2-4 mm.
Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Habitat: Radure e pascoli umidi particolarmente ricchi di nitrati ma anche in suoli basici o acidi o in torbiere alcaline da 800 a 2100 (raramente da 300 a 2700).
Sistematica e possibili confusioni: Per tanto tempo questo genere è appartenuto alla famiglia delle Liliaceae, poi spostato secondo APG, alla fam. delle Melanthiaceae.
Prima della fioritura potrebbe essere confuso con Gentiana lutea L. o con Gentiana burseri subsp. villarsii (Griseb.) Rouy o Gentiana burseri subsp. actinocalyx Polidori che però hanno le foglie opposte e non pubescenti.
Le foglie sono simili anche a quelle di Epipactis helleborine (L.) Crantz subsp. helleborine che però si presentano più piccole e molli.
Tassonomia filogenetica
______________________________________________________________________________
Etimologia: Il nome del genere fu assegnato da Linneo (prima si chiamavano hellebori) che lo riprese dalla denominazione usata dai romani infatti deriva dal latino "vere" = "veramente" e "atrum" = " nero" cioè "veramente nero"in riferimento al colore del suo rizoma.
L'epiteto della specie da "albus", color bianco (opaco) riferito ai fiori.
Proprietà ed utilizzi: Specie officinale tossica
Le grandi foglie lo fanno preferire per abbellire angoli di giardini, specialmente se su prati rasati, dove riunito in più piante ottiene una bella funzione decorativa.
Tuttavia la pianta è da sempre conosciuta per le sue virtù medicinali esplicate dalla presenza nelle sue radici di alcaloidi come: protoveratrina, germerina, jervina, rubijervine, pseudojervine, veratroidine, veratralbine lipidi e resine, in grado di agire sul muscolo cardiaco rallentandone i battiti e la contrattilità fino alla morte. In modo particolare la protoveratrina agisce direttamente sul muscolo cardiaco che prima eccita e poi deprime, abbassando anche la temperatura corporea, rallentandone i battiti e la contrattilità fino alla morte.
In dosi ridotte e sottoforma di polvere o di tintura veniva utilizzato per curare reumatismi, gotta, malattie nervose o nelle dermatiti pruriginose.
Oggi il suo uso è sconsigliato per la sua alta tossicità, anche se viene ancora usato come rimedio omeopatico in diluizioni infinitesimali.
I sintomi di avvelenamento sono riconoscibili: vomito, diuresi, eccitabilità, paralisi da decubito e convulsioni.
Note e Curiosità: Dopo un decennio di vegetazione sotterranea la pianta emette gli steli fiorali. Citata da Plinio come elleboro tra le piante curative. Usata, per la sua tossicità, per avvelenare la punta delle frecce. Gli antichi greci usavano parti della pianta per curare malattie mentali, spasmi dei muscoli facciali, per la cura del pancreas o come purgante. Non viene pascolato forse perché riconosciuto dagli animali dall'odore particolarmente intenso.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
Per la pericolosità dei principi attivi presenti nella pianta, deve essere usata, solo su controllo strettamente medico.
______________________________________________________________________________
Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia, Edagricole, Bologna
http://www.rjb.csic.es/floraiberica/
LAUBER K. e WAGNER G., 2001. Flora Helvetica, Berna
Enc. Nel Mondo delle Piante - Motta editore
A. Poletti - Fiori & Piante Medicinali - 1° vol. - il Mandarino - 1985
P. Lanzara - Piante Medicinali - Ed. Orsa Maggiore -1994
Scheda realizzata da: Antonino Messina
Sp. Pl.: 1044 (1753)
Veratrum album L. subsp. lobelianum (Bernh.) Arcang., Veratrum lobelianum Bernh.
Melanthiaceae
Veratro comune, Veratro bianco, Deutsch: Weisser Germer
English: White veratrum, false hellebore
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Forma Biologica: G rhiz - Geofite rizomatose. Piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi.
Descrizione: Pianta erbacea perenne alta 50-80(150) cm con rizoma nerastro all'esterno e bianco all'interno, rugoso e ricoperto di squame (2 - 3,5 cm).
Fusto eretto, cilindrico, striato, pubescente nella parte superiore e ispessito in quella inferiore.
Foglie disposte a spirale, quelle basali alterne e di forma ellittico-ovata con punta al vertice, di 10-26 x (4)6-15 cm, solcate da nervature ben evidenti, pubescenti nella pagina inferiore e con margine cigliato. Le foglie caulinari progressivamente più piccole e lanceolate.
Infiorescenza formata da grappoli densi, ramosa e allungata; brattee dell'infiorescenza simili alle foglie ma molto più piccole, quelle fiorifere 5 X 9 mm di forma lanceolato-ovata e semimembranacee con peli nella parte abassiale.
Pedicelli 2-3 mm.
Tepali 6, di gli esterni di 5 x 8 mm, gli interni di 4 x 11 mm, ellittico-spatolati, solcati da 5-10(16) nervature marcate e di colore verde intenso, all'interno bianchi o verdastri e spesso con 2 pliche nettarifere verde-scure a forma di una V.
Ovario ovoidale con 3 carpelli.
6 stami corti formati da filamenti inseriti alla base del perigonio (4-8 mm); antere giallo chiaro o verde chiaro 0,5-1 x 0,51 mm.
3 stili di 2-3 mm, divergenti e ricurvi.
Il frutto è una capsula setticida di 12-25 x 8-13 mm, glabra o pubescente contenente 20-26 semi di forma ovoidea con ala membranacea di (4)6-8 x 2-4 mm.
Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Habitat: Radure e pascoli umidi particolarmente ricchi di nitrati ma anche in suoli basici o acidi o in torbiere alcaline da 800 a 2100 (raramente da 300 a 2700).
Sistematica e possibili confusioni: Per tanto tempo questo genere è appartenuto alla famiglia delle Liliaceae, poi spostato secondo APG, alla fam. delle Melanthiaceae.
Prima della fioritura potrebbe essere confuso con Gentiana lutea L. o con Gentiana burseri subsp. villarsii (Griseb.) Rouy o Gentiana burseri subsp. actinocalyx Polidori che però hanno le foglie opposte e non pubescenti.
Le foglie sono simili anche a quelle di Epipactis helleborine (L.) Crantz subsp. helleborine che però si presentano più piccole e molli.
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Il nome del genere fu assegnato da Linneo (prima si chiamavano hellebori) che lo riprese dalla denominazione usata dai romani infatti deriva dal latino "vere" = "veramente" e "atrum" = " nero" cioè "veramente nero"in riferimento al colore del suo rizoma.
L'epiteto della specie da "albus", color bianco (opaco) riferito ai fiori.
Proprietà ed utilizzi: Specie officinale tossica
Le grandi foglie lo fanno preferire per abbellire angoli di giardini, specialmente se su prati rasati, dove riunito in più piante ottiene una bella funzione decorativa.
Tuttavia la pianta è da sempre conosciuta per le sue virtù medicinali esplicate dalla presenza nelle sue radici di alcaloidi come: protoveratrina, germerina, jervina, rubijervine, pseudojervine, veratroidine, veratralbine lipidi e resine, in grado di agire sul muscolo cardiaco rallentandone i battiti e la contrattilità fino alla morte. In modo particolare la protoveratrina agisce direttamente sul muscolo cardiaco che prima eccita e poi deprime, abbassando anche la temperatura corporea, rallentandone i battiti e la contrattilità fino alla morte.
In dosi ridotte e sottoforma di polvere o di tintura veniva utilizzato per curare reumatismi, gotta, malattie nervose o nelle dermatiti pruriginose.
Oggi il suo uso è sconsigliato per la sua alta tossicità, anche se viene ancora usato come rimedio omeopatico in diluizioni infinitesimali.
I sintomi di avvelenamento sono riconoscibili: vomito, diuresi, eccitabilità, paralisi da decubito e convulsioni.
Note e Curiosità: Dopo un decennio di vegetazione sotterranea la pianta emette gli steli fiorali. Citata da Plinio come elleboro tra le piante curative. Usata, per la sua tossicità, per avvelenare la punta delle frecce. Gli antichi greci usavano parti della pianta per curare malattie mentali, spasmi dei muscoli facciali, per la cura del pancreas o come purgante. Non viene pascolato forse perché riconosciuto dagli animali dall'odore particolarmente intenso.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
Per la pericolosità dei principi attivi presenti nella pianta, deve essere usata, solo su controllo strettamente medico.
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Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia, Edagricole, Bologna
http://www.rjb.csic.es/floraiberica/
LAUBER K. e WAGNER G., 2001. Flora Helvetica, Berna
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P. Lanzara - Piante Medicinali - Ed. Orsa Maggiore -1994
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Re: Veratrum album L. - Veratro comune
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Ballabio (LC), 1350 m, lug 2010
Foto di Pierfranco Arrigoni
Melanthiaceae: Veratro comune
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Re: Veratrum album L. - Veratro comune
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Altopiano Asiago (VI), 1250 m, mag 2008
Foto di Remigio Sudiro
Melanthiaceae: Veratro comune
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- Macchia a V alla base del petalo
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Re: Veratrum album L. - Veratro comune
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Valle d'Aosta (AO), 1700 m, lug 2006
Foto di Attilio Marzorati
Melanthiaceae: Veratro comune
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Re: Veratrum album L. - Veratro comune
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Prealpi trevigiane (TV), 1100 m, giu 2008
Foto Aldo De Bastiani
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Cima Vaccaria (GE), 1090 m, giu 2018
Foto di Umberto Ferrando
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Fonte Vaccaia Abetone(PT), 1300 m, giu 2011
Foto Antonino Messina
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Re: Veratrum album L. - Veratro comune
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Passo Giau (BL), 2250 m, mag 2016
Foto di Aldo De Bastiani
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Re: Veratrum album L. - Veratro comune
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Re: Veratrum album L. - Veratro comune
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Passo Fedaja (BL), 2000 m, ago 2009
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