Mandragora autumnalis Bertol. - Mandragora autunnale
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Mandragora autumnalis Bertol. - Mandragora autunnale
Mandragora autumnalis Bertol.
Elench. Pl. Hort. Bot. Bon.: 6 (1820)
Solanaceae
Mandragora autunnale, Deutsch: Herbstalraune
English: Autumn Mandrake
Español: Mandrágora
Français: Mandragore
Forma Biologica: H ros - Emicriptofite rosulate. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con foglie disposte in rosetta basale.
Descrizione: Pianta erbacea perenne, alta 10-30 cm, di odore fetido, con grossa radice nerastra a fittone, spesso biforcuta e ramificata in modo ad aver un aspetto vagamente antropomorfo. Fusto nullo o brevissimo.
Foglie tutte in rosetta basale, brevemente picciolate, subglabre, rugoso-reticolate, di 2-3 x 5-7 cm alla fioritura, successivamente allungate; lamina oblanceolato-spatolata, intera o dentellata-ondulata al margine, con l'apice acuminata e con nervatura centrale ispessita.
Fiori ermafroditi attinomorfi, solitari, inseriti in gruppi di 12-60 al centro della rosetta, su peduncoli pubescenti di 1,5-2 cm, accrescenti nella fruttificazione.
Calice gamosepalo, turbinato, irsuto, accrescente e persistente alla fruttificazione, con tubo di 5 mm diviso in 5 lobi triangolari o lineari di 6-8 mm.
Corolla gamopetala, campanulata, di (1,8)2,5-5(6) cm, azzurro-violacea pallida con nervature reticolate, con 5 lobi larghi e triangolari e con tubo imbutiforme lungo 2-2,5 cm.
Androceo con 5 stami saldati al tubo corollino; filamenti pelosi alla base. Stilo 1, più lungo degli stami. Stimma bilobo o capitato, gialla. Ovario supero biloculare.
Il frutto è una bacca elissoide di 16-25 x 13-21 mm, giallo-arancione, fetida, nerastra da secca, contenente numerosi piccoli semi ± reniformi, alveolati.
Numero cromosomico: 2n=84, 96, 24
Tipo corologico: Steno-Medit. - Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell'Olivo).
Habitat: Campi, incolti aridi e soleggiati, preferibilmente su substrato calcareo, da 0 a 600 m s.l.m.
Sistematica e possibili confusioni: Simile a Mandragora officinarum L. (=M. vernalis Bertol., M. acaulis Gaertner), specie di fioritura primaverile con radice più grossa, biancastra e corolla meno di 2,5 cm, bianco-verdiccia, con lobi stretti; calice non accrescente, bacche globose, gialle a maturità. Pianta di diffusione orientale. Non più segnalata in Italia.
Tassonomia filogenetica
______________________________________________________________________________
Etimologia: Il nome del genere è assonante con il persiano "mandrun-ghia", erba-uomo, che allude alla forma antropomorfa delle radici. La forma greca, 'mandragoras', si trova già negli scritti di Xenofon e Teofrasto.
L'epiteto specifico dal lat. 'autumnalis', con riferimento all'epoca di fioritura.
Proprietà ed utilizzi: Specie officinale tossica
Pianta estremamente tossica che contiene un complesso alcaloideo ad azione simile a quella dell'atropina, dello josciamina e della scopolamina, presenti anche in Atropa belladonna e Hyoscyamus niger. Moderatamente dosata viene ancora utilizzata come preanestetico e nella cura degli spasmi intestinali e nell'omeopatia come rimedio sedativo nei casi di asma e tosse.
Note e Curiosità: La mandragora è stata considerata per millenni una pianta sacra e magica, conosciuta sin dai tempi biblici e costellata di tante leggende e credenze che in parte sono dovute alla forma antropomorfa della sua radice che in alcune iconografie medioevali veniva raffigurata con sembianze femminili o maschili. Già nell'antichità Plinio ne distinse anche il sesso: quella bianca è maschio (probabilmente si trattava di Mandragora officinarum L.), quella nera femmina.. Le credenze popolari le attribuivano virtù afrodisiache capaci di aumentare la fertilità. Da ricordare la famosa commedia burlesca "La mandragola" (1518) di Niccolò Machiavelli, una divertente satira sulle presunte "virtù" della pianta.
Veniva usata come anestetico, antidepressivo e soporifero. Ma il periodo d'oro delle credenze alla magia della mandragora fu ovviamente il Medioevo. Ciarlatani e streghe ne preparavano pozioni magiche e filtri d'amore dall'effetto narcotico ed allucinogeno. In Germania con le sue radici si tessevano addirittura vesti per i guerrieri.
Era diffusa la credenza secondo cui la mandragora "urlava" nel momento in cui veniva estirpata dal terreno e non lo si poteva fare senza un preciso rituale. Si scavava una buca intorno al colletto della radice, legandolo poi con una corda alla coda di un cane il quale, sollecitato a fuggire, strappava la pianta dal terreno...e moriva.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
______________________________________________________________________________
Principali Fonti
Conti, F.; Abbate, G.; Alessandrini, A.; Blasi, C. -An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora, Palombi Editori, Roma, 2005
Kolosimo, Caterina -Il libro delle piante magiche, A. Mondadori Editore, Milano, 1977
Pignatti, S. -Flora d'Italia (vol. II), Edagricole, Bologna, 1982
Tutin T.G. et al., 1964-1980. Flora Europaea, Cambridge University Press
Flora Iberica
Zangheri, P. -flora italica I-II, CEDAM, Padova, 1976
Index Plantarum Flora Italicae - Indice dei nomi delle specie botaniche presenti in Italia
Scheda realizzata da Anja Michelucci
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Descrizione: Pianta erbacea perenne, alta 10-30 cm, di odore fetido, con grossa radice nerastra a fittone, spesso biforcuta e ramificata in modo ad aver un aspetto vagamente antropomorfo. Fusto nullo o brevissimo.
Foglie tutte in rosetta basale, brevemente picciolate, subglabre, rugoso-reticolate, di 2-3 x 5-7 cm alla fioritura, successivamente allungate; lamina oblanceolato-spatolata, intera o dentellata-ondulata al margine, con l'apice acuminata e con nervatura centrale ispessita.
Fiori ermafroditi attinomorfi, solitari, inseriti in gruppi di 12-60 al centro della rosetta, su peduncoli pubescenti di 1,5-2 cm, accrescenti nella fruttificazione.
Calice gamosepalo, turbinato, irsuto, accrescente e persistente alla fruttificazione, con tubo di 5 mm diviso in 5 lobi triangolari o lineari di 6-8 mm.
Corolla gamopetala, campanulata, di (1,8)2,5-5(6) cm, azzurro-violacea pallida con nervature reticolate, con 5 lobi larghi e triangolari e con tubo imbutiforme lungo 2-2,5 cm.
Androceo con 5 stami saldati al tubo corollino; filamenti pelosi alla base. Stilo 1, più lungo degli stami. Stimma bilobo o capitato, gialla. Ovario supero biloculare.
Il frutto è una bacca elissoide di 16-25 x 13-21 mm, giallo-arancione, fetida, nerastra da secca, contenente numerosi piccoli semi ± reniformi, alveolati.
Numero cromosomico: 2n=84, 96, 24
Tipo corologico: Steno-Medit. - Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell'Olivo).
Habitat: Campi, incolti aridi e soleggiati, preferibilmente su substrato calcareo, da 0 a 600 m s.l.m.
Sistematica e possibili confusioni: Simile a Mandragora officinarum L. (=M. vernalis Bertol., M. acaulis Gaertner), specie di fioritura primaverile con radice più grossa, biancastra e corolla meno di 2,5 cm, bianco-verdiccia, con lobi stretti; calice non accrescente, bacche globose, gialle a maturità. Pianta di diffusione orientale. Non più segnalata in Italia.
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Etimologia: Il nome del genere è assonante con il persiano "mandrun-ghia", erba-uomo, che allude alla forma antropomorfa delle radici. La forma greca, 'mandragoras', si trova già negli scritti di Xenofon e Teofrasto.
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Proprietà ed utilizzi: Specie officinale tossica
Pianta estremamente tossica che contiene un complesso alcaloideo ad azione simile a quella dell'atropina, dello josciamina e della scopolamina, presenti anche in Atropa belladonna e Hyoscyamus niger. Moderatamente dosata viene ancora utilizzata come preanestetico e nella cura degli spasmi intestinali e nell'omeopatia come rimedio sedativo nei casi di asma e tosse.
Note e Curiosità: La mandragora è stata considerata per millenni una pianta sacra e magica, conosciuta sin dai tempi biblici e costellata di tante leggende e credenze che in parte sono dovute alla forma antropomorfa della sua radice che in alcune iconografie medioevali veniva raffigurata con sembianze femminili o maschili. Già nell'antichità Plinio ne distinse anche il sesso: quella bianca è maschio (probabilmente si trattava di Mandragora officinarum L.), quella nera femmina.. Le credenze popolari le attribuivano virtù afrodisiache capaci di aumentare la fertilità. Da ricordare la famosa commedia burlesca "La mandragola" (1518) di Niccolò Machiavelli, una divertente satira sulle presunte "virtù" della pianta.
Veniva usata come anestetico, antidepressivo e soporifero. Ma il periodo d'oro delle credenze alla magia della mandragora fu ovviamente il Medioevo. Ciarlatani e streghe ne preparavano pozioni magiche e filtri d'amore dall'effetto narcotico ed allucinogeno. In Germania con le sue radici si tessevano addirittura vesti per i guerrieri.
Era diffusa la credenza secondo cui la mandragora "urlava" nel momento in cui veniva estirpata dal terreno e non lo si poteva fare senza un preciso rituale. Si scavava una buca intorno al colletto della radice, legandolo poi con una corda alla coda di un cane il quale, sollecitato a fuggire, strappava la pianta dal terreno...e moriva.
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Kolosimo, Caterina -Il libro delle piante magiche, A. Mondadori Editore, Milano, 1977
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Re: Mandragora autumnalis Bertol. - Mandragora autunnale
Mandragora autumnalis Bertol.
Marettimo, Isole Egadi (TP), ott 2008
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Re: Mandragora autumnalis Bertol. - Mandragora autunnale
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Re: Mandragora autumnalis Bertol. - Mandragora autunnale
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Re: Mandragora autumnalis Bertol. - Mandragora autunnale
Mandragora autumnalis Bertol.
Mozia (TP), 28 set 2010
Foto di Attilio Marzorati
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Re: Mandragora autumnalis Bertol. - Mandragora autunnale
Mandragora autumnalis Bertol.
Cave di Cusa (AG), 29 set 2010
Foto di Attilio Marzorati
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Foto di Beppe Di Gregorio
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Re: Mandragora autumnalis Bertol. - Mandragora autunnale
Mandragora autumnalis Bertol.
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Foto di Beppe Di Gregorio
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Re: Mandragora autumnalis Bertol. - Mandragora autunnale
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