Isatis tinctoria L. subsp. tinctoria - Glasto comune

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Isatis tinctoria L. subsp. tinctoria - Glasto comune

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Isatis tinctoria L. subsp. tinctoria
Sp. Pl.: 670 (1753)

Isatis canescens DC., Isatis tinctoria L. subsp. canescens (DC.) Arcang., Isatis campestris DC., Isatis praecox auct. p.p., non Kit. ex Tratt., Isatis alpina Vill.

Brassicaceae

Glasto comune, Isatis dei tintori, Guado, Deutsch: Färberwaid
English: Woad, Dyer's Woad
Español: Hierba pastel
Français: Pastel des teinturiers


Forma Biologica: H bienn - Emicriptofite bienni. Piante a ciclo biennale con gemme poste a livello del terreno.

Descrizione: Pianta erbacea biennale, glabra o pubescente, alta 40-120 cm con fusto eretto, trigono, robusto, munito di peli patenti sparsi e ramificazioni erette corimbose nella metà superiore.
Foglie basali in rosetta, picciolate, oblungo-lanceolate, acute, quelle del caule, gradualmente più piccole, sessili, astate-lanceolate, con orecchiette amplessicauli allungate ed acute, tutte intere o irregolarmente dentate, cerose, di colore verde glauco, sparsamente pelose.
Infiorescenza distribuita in densi racemi corimbosi. Corolle gialle con lungo pedicello a 4 petali obovati di 3-4 mm munite di sepali gialli eretto-patenti di 2,5 mm, non gibbosi alla base.
I frutti sono siliquette pendule, da glabre a tomentose, appianato-alate, molto compresse ai margini, indeiscenti, lunghe 3-5 volte la larghezza, nere a maturità, contenenti un solo seme liscio, oblungo, brunastro.

Tipo corologico: S-Europ.-S-Siber. - Entità delle zone calde dell'Europa e della fascia arida della Siberia meridionale: di solito piante steppiche. Se l'areale gravita attorno al Mar Nero sono dette Pontiche.
Asiatica - Pianta del continente asiatico.

Habitat: Incolti, ruderi, lungo i bordi stradali e suoli calpestati, preferibilmente su suoli basici, ma anche su sabbie silicee, da 0 a 2100 m.

Immagine


Sistematica e possibili confusioni: Congeneri simili:

Isatis apennina Ten. ex Grande Glasto di Allioni, pianta alta 10-30 cm, munita di fusti sotterranei carnosi che si ramificano in superficie. Corolle gialle con sepali ovati e petali spatolati lunghi 4-5 mm e siliquette pendule lunghe 2-2,2 volte la larghezza. Cresce su terreni calcarei: ghiaioni e pietraie.

Isatis praecox Kit. ex Tratt. Glasto precoce, molto simile ad I. tinctoria, ma con petali più corti, di 2,5-3 mm, e siliquetta obovata lunga 2-3 volte la larghezza.

Tassonomia filogenetica

Immagine


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Etimologia: Isatis deriva da ἰσάτις isátis, nome classico greco del guado in Dioscoride e Ippocrate (da ἰσάζω isázo pareggiare, levigare): per le proprietà abrasive di alcune piante di questo genere; tinctoria da da tíngo tingere: utilizzato per tingere stoffe

Proprietà ed utilizzi: Immagine Specie officinale tossica

I componenti principali contenuti nelle foglie della pianta sono: ferro, iodio, fosfati di calcio e magnesio, indacano e vitamine A e C.
E' stata impiegata per l'alto contenuto di sali minerali e di vitamine, per la cura dello scorbuto, delle anemie, delle debilitazioni fisiche con annesso dimagrimento e come stimolante per la crescita dei bambini. Quale astringente e cicatrizzante per uso esterno, contro le dermatiti, le ulcere, le piaghe e le ferite.
Ottimo foraggio per il bestiame ed anche come fertilizzante agricolo.
Raramente usata nell'alimentazione, causa la sua difficile digeribilità.

Ma la fama maggiore del guado è legata alle sue peculiarita' tintorie. Già nell'epoca preistorica era nota e veniva coltivata per estrarre dalle sue foglie i pigmenti coloranti, dai quali si otteneva l'indaco, la colorazione blu più utilizzata dal genere umano. Indaco è un termine che deriva dal latino indicum riferendosi al paese d'origine, l'India, paese che per secoli esportò in tutto il mondo, questa materia tintoria, ritenuta la migliore in assoluto per qualità.
L'isatis ebbe la sua maggiore espansione in Europa nel Medioevo, sembra sia stata introdotta dai Mori. Dapprima si diffuse in Inghilterra ed in Francia poi in Italia dove le coltivazioni ebbero una grande rilevanza economica, a carattere industriale. Nei secoli 14° e 15° l' esportazione del guado era una delle voci più importanti del bilancio dello stato. L'Umbria fu una delle regioni di maggiore produzione, la cittadina di nome Gualdo, vicino a Nocera, ne è testimonianza.
La materia prima si ricavava dalle foglie, mediante tagli regolari che permettono alla pianta di ricacciare nuove foglie, ottenendo fino a 4-5 raccolti stagionali. Il pigmento veniva estratto dalle foglie, macinate nei frantoi, lasciate macerare per la fermentazione in acqua con l'aggiunta di calce ed altri prodotti alcalini, tra cui l'urina. Con questo processo si otteneva un liquido giallastro, che agitato, ossidato e lasciato a riposo faceva precipitare il pigmento blu. Il composto ottenuto si lasciava essiccare in piccole formelle che al momento dell'utilizzo si scioglievano, come sapone, direttamente in acqua bollente.
Il suo declino iniziò nel XVII secolo quando sul mercato si iniziò ad importare un'altra materia tintoria blu, che si estraeva dall' Indigofera tinctoria, (da cui prende il nome il colore indaco), proveniente dall'India, dalla quale si otteneva un prodotto di maggiore qualità e resa. Poi nella seconda metà dell'800 si scoprirono in Germania i primi coloranti sintetici, meno costosi e con colori più costanti che determinarono la fine delle coltivazioni del guado e dell'utilizzo dei coloranti naturali.

Note e Curiosità: Ultimamente sulla scia di una maggiore coscienza di tutela dell'ambiente e sopratutto della salute delle persone, si sta riscoprendo l'importanza dei colori naturali, che hanno un vasto campo d'applicazione sopratutto nel settore alimentare, tessile, cosmetico, farmaceutico e industriale; sostituendo o riducendo in parte i processi chimici inquinanti.
Questa inversione di tendenza, è stata registrata da oltre un decennio in Franca, dove la coltivazione del guado è stata ripresa e valorizzata, producendo ottimi risultati. Speriamo che questo ritorno di passione per il guado e per i coloranti naturali, stimoli nuovo interesse anche in Italia e che si ricominci a produrre, questo ineguagliabile pigmento blu.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
______________________________________________________________________________

Principali Fonti
Pignatti S. 1982 -Flora d'Italia. Bologna
Zangheri P. 1976- Flora Italica. Padova
Lauber K. e Wagner G., 2001 -Flora Helvetica. Berna
Conti F.,Abbate G.,Alessandrini A.,Blasi C., 2005 -An Annoted Checklist of the Italian Vascular Flora. Roma
Index Plantarum Flora Italicae - Indice dei nomi delle specie botaniche presenti in Italia.


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